Nell’indagine che ha portato al sequestro del Cala Levante il sea lounge club sul lungomare Cristoforo Colombo a Palermo sono indagati dirigenti regionali, comunali e i responsabili della struttura ricettiva.

Come si legge nel decreto di sequestro preventivo firmato dal gip Walter Turturici sono finiti nell’inchiesta sulla concessione rilasciata alla società Okeanos Giovanni Arnone, dirigente generale del dipartimento regionale dell’Ambiente dell’assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana, difeso dall’avvocato Ottavio Pavone.

Gaetano Gullo, dirigente generale del dipartimento dell’ambiente dell’assessorato regionale Territorio e Ambiente difeso dall’avvocato Andrea Pignataro.

Giovanni Carlo Galvano, dirigente dello sportello Unico per le Attività produttive del Comune di Palermo difeso dall’avvocato Roberto Macaluso.

Giovanni Paternò legale rappresentante della società Punta Levante, difeso avvocato Loredana Anzaldi.

Andrea Schirò, responsabile del procedimento e dirigente dello sportello unico per le attività produttive del Comune di Palermo difeso dall’avvocato Claudio Gallina Montana.

Bohuslav Basile dirigente dello sportello unico per le attività produttive del Comune di Palermo difeso dall’avvocato Fabrizio Biondo.

Luca Insalaco, dipendente presso l’assessorato regionale al Territorio e Ambiente e legale rappresentante dell’associazione sportiva “Okeanos”, difeso dall’avvocato Alessandro Martorana.

Lucietta Accordino, dirigente del settore urbanistica e edilizia del Comune di Palermo difesa dall’avvocato Annamaria Zampardi .

Marco Misseri, amministratore unico della società Punta Levante srl difeso dall’avvocato Francesco Marcatajo. I funzionari pubblici sono indagati per abuso d’ufficio, mentre i gestori per reati ambientali per avere eseguito opere in assenza di autorizzazione.

Il sequestro del locale è stato eseguito in maniera preventiva per difformità urbanistico-edilizie e il mancato rispetto delle norme di tutela del paesaggio e dei vincoli ambientali e naturalistici della scogliera dell’Addaura.

Le indagini sono state coordinate dai procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal pm Francesco Del Bene, e condotte dal gruppo investigativo tutela patrimonio ambientale della Procura e dalla Forestale.

Secondo gli investigatori il sistema autorizzativo era illegittimo: le concessioni demaniali ai fini turistici balneari sono state utilizzate per l’apertura di esercizi commerciali, quali ristorazione ed attività danzante.

Nove gli avvisi di garanzia notificati: i reati contestati vanno dall’abuso d’ufficio, alla distruzione e deturpamento delle bellezze naturali.

L’indagine sarebbe nata dall’esposto di alcuni cittadini residenti nella zona dell’Addaura, luogo in cui si trova il Cala Levante, assistiti dall’avvocato Carlo Pezzino Rao.

Secondo gli inquirenti i titolari avrebbero potuto svolgere, in base alla legge, soltanto attività balneare, invece, grazie a illegittime concessioni demaniali, sono stati realizzati un ristorante, una discoteca e un pub. Nell’indagine è confluita una relazione della Sovrintendenza che parla di “stravolgimento dell’orografia dei luoghi”.