L’uomo che si è ucciso nel carcere di Pagliarelli è Carlo Gregoli, il dipendente comunale che secondo le indagini dalla polizia insieme alla moglie avrebbe ucciso Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela freddati, lo scorso 3 marzo, in via Falsomiele.

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Era in carcere da mesi incastrato secondo gli uomini della squadra mobile dal dna rinvenuto su uno dei bossoli è compatibile.

A eseguire i test sui reperti trovati sul luogo del delitto sono stati i biologi del Gabinetto regionale di polizia scientifica. Le analisi confermerebbero quindi la ricostruzione fatta dagli investigatori della squadra mobile.

Gregoli, caricando l’arma, avrebbe lasciato sul bossolo una traccia di sudore.

Già pochi giorni dopo il duplice delitto, era emerso dalla perizia balistica che i bossoli usati per uccidere Bontà e Vela erano compatibili con una delle armi trovate nell’abitazione dei coniugi. Nella villa dell’impiegato comunale e della consorte c’erano infatti diverse armi, tutte regolarmente possedute.

I due uomini sono stati freddati in pieno giorno e le prime ipotesi erano incentrate sulla pista mafiosa. A fare pensare a Cosa nostra era stata la modalità dell’omicidio – Bontà è stato freddato con un colpo al torace e uno alla nuca – ma anche la parentela della vittima con lo storico capomafia di Villagrazia Giovanni Bontate.

Bontà era sposato con una delle tre figlie di Giovanni Bontate, fratello di Stefano, detto il principe di Villagrazia, tra i perdenti della guerra coi corleonesi di Totò Riina.

Dopo alcune ore però la pista è stata accantonata ed è scattato il fermo per la coppia. Una telecamera di videosorveglianza ha ripreso sia la Toyota Land Cruiser della coppia sia la Fiat 500 L di Bontà e Vela in via Falsomiele.

Viaggiano in direzioni opposte, ma a un certo punto il Suv si accoda alla Fiat. Le auto scompaiono dall’inquadratura, ma meno di due minuti dopo, riappare la Toyota: in retromarcia imbocca il viale che porta all’abitazione dei Gregoli. L’omicidio si sarebbe compiuto proprio in quel “buco temporale”.
Resta poco chiaro il movente di un delitto tanto efferato commesso in pieno giorno in strada. Non è emerso con chiarezza cosa abbia spinto i due coniugi – c’è il sospetto che anche la donna abbia sparato – ad assassinare le vittime.

Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai pm Sergio Demontis e Claudio Camilleri.


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