Le recenti elezioni amministrative in Sicilia — concluse in nove comuni precedentemente commissariati — non sono passate inosservate. Mentre nell’Isola si rinnovavano le amministrazioni locali, nel resto d’Italia si votava in oltre 120 comuni, tra cui Genova e Ravenna. Lì, le vittorie nette di Silvia Salis e Alessandro Barattoni al primo turno sono il segnale di una partecipazione ancora viva.
Per l’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo, però, non basta. Cresce, infatti, tra i cittadini italiani la richiesta di contare di più. “Da tempo – scrive Tamajo – molti cittadini esprimono il desiderio di una maggiore incisività nella scelta dei propri rappresentanti a livello nazionale. Da qui, il suo appello per l’elezione diretta dei membri della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.
Bassa affluenza e istituzioni distanti
I numeri dell’affluenza, sempre più spesso in calo, non mentono: la distanza tra elettori e istituzioni è un dato di fatto. Ed è proprio in questo contesto che si inserisce il dibattito sulla riforma costituzionale promossa dal Governo il 15 novembre 2023. Il disegno di legge propone, tra le altre cose, l’elezione diretta del Presidente del Consiglio e l’eliminazione dei senatori a vita nominati dal Capo dello Stato.
“Queste iniziative rappresentano un passo verso una democrazia più diretta e partecipata – commenta Tamajo – L’elezione diretta dei rappresentanti del popolo potrebbe rafforzare il legame tra cittadini e istituzioni, rendendo il Parlamento più rappresentativo delle istanze popolari”.
Obiettivo: garantire maggiore stabilità e dare voce diretta agli elettori, riportando i cittadini al centro del sistema parlamentare.
Un nuovo patto tra cittadini e istituzioni
Non si tratta solo di una riforma tecnica, ma di una trasformazione culturale. Ridare senso al voto, restituire fiducia, far sentire il peso delle scelte compiute in cabina elettorale. “È lì che si costruisce il futuro del Paese”, afferma Tamajo, richiamando l’immagine simbolica di un luogo che troppo spesso oggi appare svuotato di significato.
Eppure, proprio la cabina elettorale resta il cuore della democrazia. Da essa può ripartire un nuovo slancio di partecipazione: “La cabina elettorale è da sempre il luogo più autentico e nobile della democrazia, sia in occasione di un referendum che di un’elezione. È lì, nel silenzio e nella libertà, che si costruisce il futuro di un Paese. Dobbiamo incoraggiare la partecipazione, riportare le persone al voto e, soprattutto, coinvolgere le nuove generazioni, stimolandole ad avvicinarsi alla politica, alla cittadinanza attiva, all’impegno sociale”.
E poi aggiunge: “Rivolgo un appello al Governo nazionale affinché si apra un confronto serio e costruttivo su questa riforma”.
Una richiesta che arriva da Sud, dalla Sicilia, ma che riguarda tutto il Paese. Perché senza partecipazione vera, ogni democrazia rischia di diventare solo una forma vuota: “È tempo di ascoltare la voce dei cittadini e di lavorare insieme per una democrazia più forte, viva e partecipata”.




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