Sono saliti sul tetto dello stabile minacciando di lanciarsi nel vuoto per tentare di evitare lo sgombero. Sono alcuni degli occupanti abusivi dello stabile di via Siracusa, 11 nel centro di Palermo.

La palazzina era stata occupata da una decina di famiglie del comitato Prendocasa che lo scorso 14 novembre erano entrate nella palazzina in disuso appartenente all’Opera Pia Istituto Santa Lucia. Dopo una prima trattativa le famiglie erano riuscite a restare nelle case occupate.

Nei 15 mesi di occupazione le famiglie si sono ridotte da dieci a sei perché le altre hanno trovato situazione abitative più regolari o più consone alle esigenze dei nuclei familiari molto numerosi. Ma ai nuclei familiari assistiti dal comitato PrendoCasa si erano, poi, aggiunte altre famiglie fino a far risalire il numero degli occupanti a 8 famiglie complessive.

Questa mattina al’arrivo delle forze dell’ordine per lo sgombero coatto ma le famiglie hanno immediatamente opposto resistenza e chiesto l’intervento del comitato Prendocasa che le aveva assistite già nella prima fase di occupazione abusiva.

Le forze dell’ordine, però, sono entrare ugualmente all’interno dell’edificio ed hanno sgomberato le famiglie nonostante il tentativo di opporsi. Questo pomeriggio gli occupanti metteranno in scena un presidio di fronte alla curia, alle 17 in via Matteo Bonello alla spalle della Cattedrale

“Le famiglie sgomberare da questo momento si ritroveranno senza un tetto sulla testa – afferma Emmanuele Surdi, membro del comitato PrendoCasa che ricorda – non era proprio il nuovo Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice che dichiarava in pompa magna che l’emergenza abitativa doveva essere affrontata? Questo stabile appartiene a un’opera Pia. A quanto pare la curia non è dello stesso avviso e decide di sgomberare delle famiglie che da oggi non avranno un tetto sulla testa”.

“Sono famiglie disagiate, con minori. Abbiamo chiesto al coordinamento delle forze dell’ordine dove fossero destinate queste famiglie e abbiamo appreso che non è prevista nessuna destinazione. C’è solo l’esecuzione dello sgombero – dichiara il responsabile del Sunia di Palermo Zaher Darwish – Una persona si è sentita male, all’arrivo di polizia e carabinieri, ed è stata portata in ospedale. Eravamo a conoscenza dell’occupazione, dello sgombero siamo stati avvertiti stamattina. Quando si opera uno sgombero, in particolar modo di famiglie con bambini piccoli, occorre un intervento che metta a disposizione dei nuclei familiari sotto sfratto un’alternativa. Siamo tra l’altro nella stagione invernale, con rischi per la salute dei minori. Bisogna evitare che la gente dorma in macchina o per strada”.

La mancanza di misure per sostenere sfrattati, senza tetto e le famiglie in grave disagio abitativo è uno dei motivi della manifestazione regionale che Sunita Sicet e Uniat hanno indetto il 29 in piazza Indipendenza, con un presidio sotto la presidenza della Regione. “Diecimila famiglie ogni anno sono sfrattate e 30 mila sono in lista d’attesa per una casa popolare, interi quartieri di edilizia residenziale pubblica sono abbandonati nel degrado – accusano i sindacati Sunia Sicet e Uniat – Manca in città e nella regione un piano di interventi per dare margini di certezza alle numerose famiglie in totale stato di disagio economico e abitativo”.

I sindacati degli inquilini hanno scritto al presidente della Regione Rosario Crocetta per chiedere un incontro: “Centinaia di famiglie si aggiungono ogni anno a quelle, già numerose, in estremo bisogno e/o disagio abitativo. Le misure finora adottate evidenziano insufficienza e spesso inadeguatezza, si fa sempre più pressante una analisi complessiva dei bisogni e delle risposte. Riteniamo sia urgente un confronto sul tema per avviare una nuova idea dell’abitare in Sicilia. Nel confronto chiesto dalle parti sociali, tra le proposte quella della realizzazione di nuova edilizia popolare da avviare a partire dall’utilizzazione di 200 milioni di ex fondi Gescal, riqualificando il patrimonio di immobili di proprietà degli enti pubblici e destinando a fini abitativi i beni confiscati alla mafia. E ancora: l’impiego di fondi comunitari per la rigenerazione dei quartieri e degli immobili di edilizia residenziale pubblica, una legge quadro sul diritto alla casa, finanziamenti aggiuntivi per il sostegno all’affitto  delle famiglie povere e nel contrasto degli sfratti per morosità.

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