Che fossero stati Vincenzo Viviano, 19 anni e Vincenzo Maranzano, 45 anni, ad affrontare e sparare contro Khemais Lausgi, tunisino residente allo Zen che tutti chiamano Gabriele Alì gli agenti della squadra mobile, diretta da Rodolfo Ruperti, lo apprendono dalle intercettazioni ambientali allo Zen disposte dalla procura della repubblica dopo le sparatorie che si sono susseguite lo scorso anno.

E’ quanto emerge dall’ordinanza del Gip del Tribunale di Palermo Maria Cristina Sala con la quale sono stati arrestati per tentato omicidio Vincenzo Viviano e Vincenzo Maranzano. Un’inchiesta che ha per sfondo la guerra per lo spaccio di stupefacenti allo Zen.

Da un lato il tunisino Kheimas Lausgi, dall’altro i Viviano, Maranzano e i Mazzè. Già perché come si legge nell’ordinanza il padre di Vincenzo Viviano, Claudio, conosciuto nel quartiere come  Glaudino è stato condannato per favoreggiamento nell’omicidio di Franco Mazzè avvenuto la domenica delle Palme del 2015. “Minchià c’è rivuggio”, registrano le microspie della polizia intercettando due uomini. “Minchia quello il figlio di Glaudino, ha sparato ad Alì. Oggi c’è stato il manicomio. Lo ha preso qua nel petto”.

A ricostruire le fasi convulse della sparatoria anche quando emerso dagli interrogatori eseguiti dagli agenti. “Mentre mi trovavo in via Costante Girardengo – dice un impiegato della polleria Food Store – ho visto Gabriele a bordo del ciclomotore Tmax. Stava parlando con il conducente di una vettura bianca. Quando è arrivato una C3 scura.

Il conducente è sceso impugnando una pistola e iniziava a sparare contro Gabriele. A questo punto ho visto l’uomo ferito scappare”. Dalle verifiche degli agenti emerge che Vincenzo Maranzano ha una C3. Gli agenti della polizia scientifica hanno trovato tracce di polvere da sparo nelle mani sia di Maranzano che Vincenzo Viviano.

Quanto successo in quei giorni allo Zen è ancora al centro di indagini. Neppure l’interrogatorio di Kheimas chiarisce quanto accaduto. Anzi lo stesso ferito nonostante il fendente al petto ha ribadito di non ricordarsi neppure di quella ferita e che non ha riconosciuto chi ha sparato.

Come si legge nell’ordinanza lo ha fatto scrivere a verbale. Sempre nell’ordinanza però viene annotata una frase di un colloquio informale dello stesso tunisino che affermava testualmente “appena annagghiu, c’ammazzu pure i nutrichi”(appena lo prendo gli ammazzo pure i neonati”.

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