Una donna ricoverata al pronto soccorso con sospetto trauma cranico ha aggredito un’infermiera scaraventandola a terra e rompendole gli occhiali. E’ successo al pronto soccorso del Civico di Palermo.

La paziente e il marito sono stati denunciati dai carabinieri del Radiomobile. Secondo una prima ricostruzione il marito ha cercato di superare l’area del triage e pretendeva di stare al fianco della moglie in sala visite.

Dopo le aggressioni non è più possibile, possono entrare solo i pazienti. La moglie è scesa dalla barella e ha prima urlato contro l’infermiera, poi l’ha spinta per terra. Sono dovuti intervenire i carabinieri per riportare la calma.

“Riteniamo positiva la proposta del ministro della Salute, Giulia Grillo, di impegnare le Forze Armate per il controllo degli ospedali, ovvio non sarà una soluzione risolutiva, è indispensabile la reintroduzione di posti di polizia nei pronto soccorso degli ospedali come abbiamo detto più volte, ma non è l’unica soluzione che può fermare il fenomeno delle aggressioni a infermieri e medici, sono soprattutto le ore di attesa che alimentano rabbia di pazienti e
operatori”. Lo dice Calogero Coniglio, segretario regionale della Fsi-Usae Federazione Sindacati Indipendenti.

“I pronto soccorso siciliani sono al collasso. In molti ospedali, soprattutto quelli delle città metropolitane di
Palermo, Catania e Messina, non si riesce a dare una risposta in tempi accettabili ai pazienti, servono più infermieri e medici, le lunghe ore di attesa montano la rabbia tra pazienti e cittadini esasperati, e tra operatori sanitari per i ritmi di lavoro estenuanti. – spiega – I pazienti aspettano anche 10-11 ore per essere visitati e quelli in attesa di un posto letto nei reparti restano in barella, o su una sedia, in corridoio anche tre giorni senza rispetto della privacy”.

“Gli accessi ai pronto soccorso superano in media i 200 giornalieri, quasi 4.000 mila nella regione e sono al collasso
anche per la mancata apertura di nuovi ospedali. Il personale sanitario lavora senza sosta, ma è necessario migliorare i tempi di attesa. Per quanto tempo ancora si può andare avanti grazie agli sforzi e all’abnegazione del personale? Basta nulla perché si scatena una guerra”, conclude.