La figura di Totò Cuffaro continua a dividere i siciliani, fra chi gli vuole bene e lo stima e chi, a prescindere da ciò che fa, lo attacca. Lo certifica l’articolo pubblicato ieri da Repubblica Palermo, secondo cui il Totò Cuffaro che ostenta il suo impegno per bimbi e detenuti è in continuità con quello che costruì la grande macchina di scambio elettorale.
Un’opinione rispettabile che trova ampio consenso in chi ha sempre considerato l’ex presidente della Regione il nemico numero uno. E che invece sarà considerata un ennesimo attacco fazioso da tutti gli altri, per i quali Cuffaro ha sbagliato ma ha pagato per le sue colpe e ha il diritto di vivere come un cittadino qualunque.
Perché, al netto delle opinioni, un fatto è incontrovertibile: l’ex governatore continua a essere amato, come dimostrano le migliaia di lettere che ha ricevuto mentre era in carcere. Amato nonostante l’interdizione dai pubblici uffici gli vieti persino il diritto di voto, figurarsi un impegno diretto in politica. Non sono allora le logiche della clientela e del potere a alimentare la popolarità dell’ex governatore ma il suo essere percepito come un uomo del popolo anche e soprattutto dai ceti bassi, da quelli che normalmente sono considerati solo numeri dei certificati elettorali. E questo, nonostante gli errori, lo rende ancora il beniamino delle masse a differenza dei suoi successori.
Cosa accadrà infatti quando Rosario Crocetta smetterà di essere presidente della Regione? Il cittadino comune che ricordo ne avrà?
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