“Noi non abbiamo un soldo, ci hanno tolto tutto nonostante avessimo lasciato la Sicilia alla ricerca di normalità. Le cialde Zu Totò furono una provocazione ma anche un modo per cercare di mettere insieme qualche soldo. Abbiamo quattro mesi di affitto arretrato e ci mancano perfino i soldi per fare la spesa”.

Professa povertà assoluta e si sente una perseguitata Maria Concetta Riina, la figlia maggiore del boss Totò Riina morto il 17 novembre. L’ultima iniziativa della famiglia Riina ha fatto discutere per l’ennesima volta. Tony Ciavarelo, suo marito ai domiciliari, e lei stessa hanno lanciato l’e-commerce Zu Totò, cialde di caffè in vendita su internet. Ma dopo le polemiche il sito è stato chiuso e l’olio a cui le stessa si riferiva su Facebook non era un altro e commerce ma una metafora per dire a tutti che ‘devono mandarla giù prima o poi la presenza sul mercato della famiglia’.

A parlare è Maria Concetta Riina che dopo aver evitato in tutti i modi i giornalisti, dopo averli offesi durante i funeali del padre adesso parla, lo ha fatto nei giorni scorsi con un giornale nazionale, lo ha fatto ieri sera con la Iena Giulio Golia.

Si rifiuta di prendere le distanze dal padre che per lei è stato ‘un uomo buono’, sotto pressione si dice dispiaciuta per la sofferenza della famiglie delle vittime ma a telecamere spente mette in dubbio che sia stato Totò Riina l’artefice di tutto quel dolore o almeno che lo abbia fatto da solo.

Racconta di un Riina che apprende della strage di Capaci dalla tv mentre si trova sul divano. Smentisce brindisi e gioia. Narra di un uomo che scendeva a fare la spesa durante la sua latitanza come un uomo normale, che la mattina usciva per andare a lavorare senza precauzioni, senza mascherarsi. ‘Si cambiava casa spesso in giro per l’Italia ma papà girava tranquillamente anche per Palermo’.

E alla fine, come detto in un’altra occasione, ‘Papà è stato messo in mezzo, è stato il parafulmine per chi ha fatto quelle cose’. Chi sia stato non lo sa. Non è a conoscenza di nulla ma quel che racconta lo ‘sente nel cuore’.

Poco prima dell’incontro nello studio dell’avvocato della Riina, Giulio Golia era stato a casa Ciavarello Riina dove gli aveva aperto la porta il marito, Tony Ciavarello che si era rifiutato di parlare perchè agli arresti domiciliari. A telecamere spente, però, qualcosa aveva detto raccontando di sentirsi perseguitato e di essere ormai ridotto alla fame; negando che le aziende sequestrategli siano frutto del denaro di Riina. “Parlano tanto del tesoro nascosto di Riina – aveva detto con ironia irriverente arrivando la moglie – ma è talmente tanto nascosto che non lo sappiamo neanche noi dove si trova”

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