Forze fresche per rinnovare la pubblica amministrazione. Sono necessarie 300 mila assunzioni di giovani con competenze al passo coi tempi. e sono numeri, fatti non solo parole. E’ la ricetta per l’Italia e per la Sicilia del vice segretario nazionale del Pd Peppe Provenzano candidato in Sicilia in diversi collegi plurinominali naturalmente in quota al Pd.

Ospite di Talk Sicilia, Provenzano, già ministro per il sud e in precedenza impegnato alla Regione nel settore del Bilancio durante il governo Crocetta, inizia la descrizione della sua ricetta dall’esigenza di cambiare la legge elettorale

Cambiare la legge elettorale

“Bisogna cambiarla questa legge elettorale. Noi volevamo farlo, ma in Parlamento avevamo numeri molto risicati ed eravamo nei fatti gli unici a volerlo. Poi la destra si è opposta alla modifica della legge elettorale, ma noi dobbiamo ridare di nuovo lo scettro in mano ai cittadini, perché io credo una delle cause, non la principale. Ovviamente di questo rischio di disaffezione dal voto è anche il fatto che i cittadini poi non scelgono i loro eletti”.

Lo stato di salute del Pd e le polemiche sulle candidature

“Beh, guardi, in realtà veniamo da un periodo in cui il Partito Democratico non è mai stato così unito come adesso. E in questo momento la stragrande maggioranza della comunità del Partito Democratico non solo è unita intorno allo sforzo del segretario di Enrico Letta di questa campagna elettorale molto bella e molto intensa. Ma è una comunità che vuole combattere e noi siamo presenti in giro. Stiamo facendo una campagna elettorale strada per strada, casa per casa e un po all’antica. Anche nelle piazze facciamo tante iniziative e io vedo un’attenzione crescente. Sa, io dico sempre questa cosa. Cioè noi siamo in un momento storico e poi ne parliamo. Ma come in tutti i momenti storici ci sono grandi opportunità e grandi rischi. L’opportunità principale, per esempio, è in quel piano di risorse europee per il quale noi ci siamo battuti e io personalmente, da ministro per il Sud della Coesione territoriale, mi sono battuto affinché arrivassero in maniera prioritaria al Sud con un vincolo di destinazione del 40%. Queste sono le grandi opportunità che noi non possiamo sprecare. Dall’altro ci sono grandi rischi, appunto quello di non utilizzare queste risorse o che queste risorse vadano a finire nelle mani delle mafie o, peggio, che restino nel perché non restino sospese, perché la Regione non ha progetti o se ti fa bocciare, come è successo fin qui. E le opportunità vengono spesso date un po per scontate dai cittadini. Una volta acquisite dicono va bene, ma non lo sappiamo, ma adesso invece cresce la consapevolezza dei rischi che corriamo, anche dei rischi di sganciarsi un po dall’Europa. Questa è la verità. E questo riporta fiducia nel Partito Democratico, che è la forza politica che dà la garanzia che l’Italia stia in questi binari, che non è soltanto l’adesione a un campo di valori, a un’idea di democrazia, ha delle conseguenze sulla vita delle persone, sulla vita delle imprese e dei lavoratori. Perché oggi in Europa noi facciamo la battaglia contro il prezzo, contro l’aumento del prezzo del gas e da lì riceviamo quelle risorse che ci consentono poi di mettere in campo politiche che aiutino lo sviluppo a creare lavoro buono per i giovani e per le donne, soprattutto di questa terra che se ne vanno”.

Come creare sviluppo

“Da ministro della Coesione territoriale ho fatto alcune misure straordinarie di cui si parlava da trent’anni e non si erano mai fatte, tipo la de contribuzione Sud che io ho chiamato fiscalità di vantaggio per il lavoro che tagliava nel 12:00, in Sicilia per tutte le imprese il 30% dei contributi previdenziali. Perché se tu ti manca nei servizi mancano le infrastrutture. Questo è un costo per l’imprenditore e in definitiva per il lavoratore. E non è giusto che lo paghino loro, ma lo deve pagare lo Stato perché lo Stato che non ha fatto gli investimenti. Quindi mentre facciamo quegli investimenti, noi non pensiamo quel costo in più. L’aumento dei prezzi dell’energia che si sta abbattendo sulle imprese in 150.000 rischiamo di chiudere in tutto il Paese e non solo quelle energivore, come si dice l’industria pesante, l’acciaio, la ceramica. Tutte le imprese ormai sono colpite dal commercio, all’artigianato e tutte le imprese noi, piuttosto che ovviamente tutte le imprese che stanno sono in ginocchio. E questo significa il rischio di vedere i lavoratori a casa, in una terra che già ha percentuali di occupazione bassissime, più basse in Italia. E non ci possiamo permettere noi di perdere altro lavoro. Si abbatte anche sulle famiglie. Ecco perché noi abbiamo proposto un intervento forte e immediato di raddoppiare lo sconto fiscale che già è stato introdotto dal Governo per tutte le imprese, non solo quelle energivore, ma rateizzare anche il pagamento delle bollette, soprattutto di fissare un tetto non solo europeo al prezzo del gas per fermare la speculazione, ma un tetto nazionale per dodici mesi. In questa fase di emergenza noi possiamo prevedere prezzi calmierati dell’energia e dare alle famiglie famiglie che già vivono in condizioni di grande difficoltà per questa inflazione, fornire un consumo gratis di energia, almeno soprattutto per i redditi medio bassi, quindi non solo per i redditi bassi, anche per i redditi medi. Perché qui c’è un problema di ceto medio che rischia di scivolare nella povertà fino alla metà del consumo medio annuale e poi il resto a prezzi calmierati. E allora? Certo che bisogna intervenire subito, ma noi lo stiamo chiedendo e facciamo bene a chiederlo, ma è paradossale che a farlo siano le stesse forze politiche Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia. Non ne parliamo che all’opposizione e lo stesso Movimento cinque Stelle che hanno fatto cadere il governo l’hanno di fatto privato dei poteri di intervento. Perché abbiamo un governo in carica soltanto per gli affari correnti e che quindi è più debole sia in Europa sia in Italia, che non può fare quelle scelte che servirebbero in questa fase di emergenza. Ecco perché è stato un errore farci precipitare in queste elezioni anticipate con una campagna elettorale che stiamo facendo da agosto a settembre

Riformare la burocrazia per non perdere le risorse del Pnrr

“Guardi di questa è stata sempre la mia battaglia e Caterina Chinnici (candidato presidente della Regione della coalizione ndr) ha fatto una proposta di una riforma della burocrazia regionale che è rimasta lettera morta (quando era assessore della giunta Lombardo ndr), che non è stata più applicata e questa è una gravissima responsabilità. Non solo noi abbiamo l’esigenza di rigenerare questa macchina amministrativa non solo alla Regione, a cominciare dai Comuni e agli enti locali. Perché se lei parla con un sindaco scoprirà che fanno tutti da soli, che non hanno più nemmeno gli uffici tecnici. Ma come fanno a realizzare questi investimenti? Io voglio dire con chiarezza che noi abbiamo bisogno di gente nuova, fresca preparata, perché questa è stata una mia battaglia iniziata quando ero ministro e che continuano a fare adesso”.

Assumere 300mila giovani

“Adesso, come Partito Democratico, abbiamo lanciato una proposta per assumere nella pubblica amministrazione meridionale, in questi anni, 300.000 giovani laureati qualificati che parlano inglese, quelli che noi dobbiamo evitare, che se ne vadano perché sono una ricchezza fondamentale per il nostro territorio”.

Ma questo genere di proposte, di promesse in campagna elettorale…

“Direttore guardi sono numeri. Io glieli faccio i numeri. Noi dal 2008 fino al 2030 cambiamo 1.000.000 di persone. C’è un turnover di di 1.000.000 di persone nella pubblica amministrazione, quel turn over che il governo della destra Tremonti, che qua adesso diventa la Meloni, è diventata il nuovo, la apre. Chiudo parentesi. La Meloni governava dal 2008 al 2011, ma solo quando l’Italia è andata a finire sull’orlo della bancarotta, quasi fuori dall’Europa lo spread a 600. Vi ricordate tutti quello che è accaduto, ma peggio la cosa che in questa campagna elettorale io mi svolgo perché è la verità e se ne è dimenticata. Sono dimenticata in tanti e che Tremonti era quel ministro che prendeva le risorse del Sud per gli investimenti e li utilizzava per farci tutto quello che voleva. Ha usato 30 miliardi, 30 miliardi di investimenti che dovevano andare al Sud e ci faceva cose anche nobili, tipo la ricostruzione dell’Aquila. Ma non si capisce perché lo dobbiamo pagare solo noi, ma anche delle cose ignobili, perché con quelle risorse lui pagava le multe sulle quote latte degli allevatori del Nord. Se lo ricorda? Ecco, allora, stando alle questioni, lui ha bloccato anche il turnover e noi abbiamo un’amministrazione pubblica che è vecchissima, un’amministrazione pubblica vecchia e povera di risorse e un’amministrazione pubblica che non solo non può garantire i servizi ai cittadini e anche alle imprese, ma. Non può attivare quelle leve di sviluppo necessarie a realizzare questi investimenti. Questo è fondamentale e noi abbiamo bisogno di giovani che parlano inglese, che alzano il telefono e chiamano le grandi società partecipate nazionali per fare gli investimenti, non come le società partecipate regionali. Mi lasci dire che sono semplicemente che non sono state riformate come dovevano essere riformate. Che sono un peso per la regione. Che non è, che non riescono ad essere una leva di sviluppo che vengono utilizzate anche in questa campagna elettorale dalla destra per raccogliere consenso. Queste sono le questioni di una regione come la Sicilia. Si devono affrontare, i cittadini devono sapere come stanno le cose, deve avere le idee chiare. Devono decidere su questo se continuare come abbiamo fatto fin qui o se cambiare, voltare pagina. Con una donna come Caterina Chinnici”.

La questione mafia uscita dai radar

“Ma c’è una questione che mi sta a cuore, che è quella della mafia. Non se ne parla. Non se ne parlava. Non se ne parla quasi mai. Noi dobbiamo avere una macchina pubblica attrezzata e dei politici che hanno le antenne per evitare che quelle risorse vanno alla mafia non perché non si devono spendere quelle risorse, ma per evitare che vengano distolta dall’obiettivo di creare lavoro buono per i giovani e per le donne. Ma se io denuncio questo rischio e non è che lo denuncio, io l’ho denunciato anch’io. Lo ha fatto il procuratore nazionale antimafia. L’hanno fatto i sindacati, l’hanno fatto le associazioni delle imprese. Lo hanno fatto tutte le persone che hanno a cuore quel piano nazionale di quei fondi europei che può cambiare l’immagine del sud della Sicilia, può dare i servizi, può fare tutto quello che non abbiamo fatto, le infrastrutture che mancano. Se io denuncio questo rischio posso sentirmi rispondere come ha fatto Schifani: Provenzano le spara grosse. Ma allora? Cioè, ricordiamo quello che è accaduto anche in questi mesi, in queste settimane qui in Sicilia. Noi abbiamo visto alle elezioni comunali di Palermo anche una domanda di mafia. C’era un candidato al consiglio comunale a Palermo di Forza Italia che è stato intercettato ed è stato arrestato. Per questo, quando parlava con un boss mafioso e gli diceva Se sono più forte io siete più forti voi. Perché le mafie vogliono tornare? In questo momento non è che erano scomparse prima. Non sparavano ma usavano la corruzione. C’erano ancora, e non solo in Sicilia, perché questo è un tema nazionale, non solo in Sicilia, ma qui sappiamo che vogliono tornare a mettere le mani nell’amministrazione pubblica. E allora, di fronte a questo rischio, dovremmo unirci tutti contro questo rischio. E Schifani mi dice la spara grossa. Io ho sempre detto che con lui è un ritorno al passato. Lui era entrato in Parlamento quando io andavo alle scuole elementari. Non mi ricordo una e ho citato le cose che ho fatto io in un anno e mezzo di ministero. E non mi ricordo una cosa che ha fatto Schifani per la Sicilia o per il Sud. Mi ricordo il lodo Schifani che era un favore a Berlusconi. Detto questo, cioè se mi dici che se parlare di mafia è spararla grossa vuol dire che torni agli anni 50.

L’intervista integrale

 

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