I finanzieri del comando provinciale Palermo hanno eseguito un’ordinanza nei confronti di 7 tra imprenditori e prestanomi accusati di associazione a delinquere dedita alla realizzazione di frodi in materia di bonus edilizi.

L’indagine è stata eseguita dai militari del nucleo di polizia economico e finanziari sulla gestione di 19 imprese edili, tutte con sede a Palermo, che avrebbero realizzato lavori di ristrutturazione fittizi per oltre 26 milioni di euro.

Gli indagati nell’operazione

Il gip Claudio Bencivinni ha disposto per la truffa sui Bonus edilizi gli arresti domiciliari  per Antonio Notaro, 65 anni, Fedele Notaro, 46 anni, Massimo Smeraldi, 57 anni, e Salvatore Castelli, 58 anni. L’interdittiva ad esercitare le attività imprenditoriali per un anno nei confronti di Dorotea Giordano, 54 anni, Vittorio Macaluso, 53 anni, e Salvatore Vaiana, 48 anni, per quest’ultimo è scattata l’interdittiva di esercitare la professione di ingegnere.

Dieci imprese disposta l’interdizione

Per dieci imprese è stata disposta l’interdizione dall’esercizio dell’attività. Con i provvedimenti eseguiti dopo gli interrogatori preventivi, il gip di Palermo ha disposto i domiciliari per quattro e la misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali e rivestire uffici direttivi di imprese, per un anno, per altri 3 appartenenti all’organizzazione. Tra questi, anche un ingegnere per il quale è scattato il divieto di esercitare l’attività professionale.  Alle dieci società di capitali indagate è stata invece applicata la sanzione amministrativa dell’interdizione dall’esercizio dell’attività.

Eseguiti i sequestri

Nei confronti degli indagati sono stati già eseguiti due decreti di sequestro preventivo: il primo, d’urgenza, per oltre 8 milioni di euro, nella fasi iniziali delle indagini; il secondo, per circa 19 milioni di euro, lo scorso mese di aprile.

Secondo quanto accertato dai militari le società coinvolte nella frode, applicando lo sconto in fattura, emettevano fatture per operazioni inesistenti verso clienti privati per lavori in realtà mai eseguiti, generando il credito d’imposta fittizio, utilizzabile in detrazione o cedibile a terzi. Lo stesso veniva ceduto a intermediari finanziari, consentendone un’immediata e consistente monetizzazione.

Infine i titolari d’impresa distraevano parte delle somme mediante bonifici su conti correnti personali, prelevamenti di contanti, sottoscrizione di buoni fruttiferi postali, acquisto di oro, criptovalute, beni mobili e immobili. Oltre ai 7 component dell’associazione, allo stato, risultano indagati altri 83 soggetti, tra amministratori di diritto delle imprese inserite nel circuito illecito e committenti compiacenti, concorrenti nei reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti e truffa aggravata.