La mafia vista da generazioni diverse:  è il tema del cortometraggio “Generazione Antimafia- un viaggio tra luoghi, memoria e legalità” che l’Università di Palermo realizzerà nell’ambito del progetto “Le Università per la legalità” presentato oggi nell’Aula magna del Rettorato della Sapienza.

Il progetto, giunto alla sua seconda edizione,  è promosso dalla Fondazione Giovanni Falcone, in collaborazione con la Fondazione Roma Sapienza e con il patrocinio di Sapienza Università di Roma. Coinvolti gli studenti di 17 Atenei italiani, uniti nel ribadire l’impegno contro ogni forma di criminalità organizzata e nell’affermare l’importanza del sapere e della cultura della legalità nel cambiamento della società.

A girare il video di una quarantina di minuti, ideato dall’Ateno palermitano, saranno i ragazzi delle associazioni studentesche dell’Università che si occuperanno anche delle fasi preliminari: l’ideazione della trama e la stesura della sceneggiatura.

Lo scopo è analizzare il fenomeno mafioso da punti di vista diversi,  analizzando la percezione che ne hanno studenti e genitori.  Con i ragazzi collaboreranno  un magistrato e Tina Montinaro moglie di Antonio Montinaro, capo della scorta di Giovanni Falcone, ucciso nella strage di Capaci.

Il cortometraggio sarà suddiviso in quattro fasi: la prima dedicata a una rassegna stampa sulle stragi di Capaci e via D’Amelio, per capire come le principali testate raccontarono quei tragici eventi.

Seguirà un’intervista doppia a uno studente e a un genitore: che racconteranno cosa è per loro Cosa nostra e cosa significa legalità.

Una parte del corto sarà dedicata all’ex Procuratore Aggiunto della Repubblica di Palermo, Leonardo Agueci, protagonista di una luna stagione giudiziaria di lotta alla criminalità organizzata.

Infine, Tina Montinaro racconterà la  storia del marito, coraggioso agente di polizia che ha sacrificato la vita per compiere il suo dovere, insegnando che non bisogna accettare l’indifferenza e il silenzio.

Molto interessanti anche gli altri progetti presentati:  l’Ateneo di Perugia ad esempio sta organizzando un  ciclo d’incontri sulla legalità e sulla lotta alla corruzione aperti a studenti e cittadinanza, coordinato dal Dipartimento di Scienze politiche. L’iniziativa sarà portata avanti nel corso del primo semestre dell’anno accademico 2018.  A Genova, invece, verrà organizzata una simulazione di processo penale su un caso (ispirato a fatti reali) di mafia in Liguria. Gli studenti cagliaritani svolgeranno una ricerca su “Barbagia Rossa.

Nascita, attività eversiva ed epilogo della colonna sarda delle Brigate Rosse”, a Milano hanno scelto  di occuparsi delle infiltrazioni mafiose in Lombardia. “Conoscerla per riconoscerle – Mafie al Nord”  il titolo del progetto che si compone di una serie di questionari e video finale. La Sapienza ha pensato alla sottoscrizione di una carta d’impegno sulla legalità a cura di tutte le associazioni studentesche dell’Ateneo.

L’Università LUISS – Guido Carli  punterà su “Progetto Legalità e Merito – LUISS & Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca” che nasce dalla collaborazione tra l’Università LUISS e il Ministero dell’Istruzione con l’obiettivo di promuovere e diffondere la cultura della legalità nelle scuole italiane di primo e secondo grado con particolare attenzione a quelle delle “aree a rischio”. Oltre sessanta studenti sono stati selezionati per svolgere il ruolo di student tutors/ambassadors del progetto per realizzare cicli di incontri con focus sui temi della legalità, indirizzati agli allievi di 21 scuole medie e superiori individuate dal MIUR, rappresentative di tutte le regioni italiane.

A Brescia il tema sarà: “Riscatti di donne. II racconto de/la prostituzione a Brescia”, un progetto che prevede la produzione di materiale fotografico sul tema della prostituzione e della tratta delle ragazze sul territorio bresciano. La finalità dell’iniziativa è ritrarre e dar voce alle giovani che hanno conosciuto il mondo della prostituzione e della tratta ma che, grazie agli enti presenti sul territorio, sono riuscite a “liberarsi” e costruire una nuova vita.

Quella di oggi è una tappa di un percorso iniziato a Palermo il 23 maggio del 2016, quando nell’aula bunker del carcere Ucciardone, che ospitò tra il 1986 e il 1987 il primo maxi processo a Cosa nostra istruito da Giovanni Falcone, fu sottoscritto un protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e la Fondazione Falcone.

Nel progetto sono coinvolte le Università di Roma Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre, Luiss Guido Carli e Lumsa, gli Atenei di Palermo, Foggia, Cagliari, Genova, Milano, Modena e Reggio Emilia, Bari, Brescia, Perugia, Napoli “Federico II”, l’Università della Campania Luigi Vanvitelli e lo Iulm.

La cerimonia di presentazione è stata aperta da Antonello Folco Biagini, Presidente della Fondazione Roma Sapienza, ed Eugenio Gaudio, Rettore della Sapienza e delegato del Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane.

Nel corso dell’incontro è stato trasmesso un videomessaggio del giornalista Maurizio Costanzo. “Mi rasserena che tanti studenti universitari in occasione del 26esimo anniversario delle stragi di Capaci e Via d’Amelio riconosceranno e si impegneranno a difendere i valori della legalità.

La Legalità è  parola che nessun cittadino deve dimenticare e laddove avesse dubbi lo invito a riflettere sull’integrità morale e intellettuale di persone come Falcone e Borsellino e di quanti agenti di scorta e non solo sono morti in nome di questa legalità”, ha detto Costanzo.

Alla cerimonia sono intervenuti anche Francesco Minisci, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Federico Cafiero De Raho, Procuratore nazionale antimafia e Maria Falcone, Presidente della Fondazione Falcone.

“Sarete voi la forza culturale per liberarci dal male delle mafie. – ha detto il capo della Dna rivolgendosi agli oltre 600 ragazzi presenti – Le mafie si nascondono tramite interfacce, coperture: la cosiddetta borghesia mafiosa. Essere uomini liberi e più importante di qualsiasi ricchezza”.

“Le stragi ci fanno riflettere sulla memoria, sul patrimonio della memoria. Il nostro Paese ha pagato un prezzo altissimo nella lotta alla mafia. 27 rose spezzate: i 27 magistrati uccisi dalla mafia che sono diventati i nostri simboli, i simboli  della nostra associazione. L’azione e l’esempio di Falcone e Borsellino hanno dato la spinta formativa a una generazione intera di magistrati: l’onore di rappresentare lo Stato, l’orgoglio di indossare la toga che indossarono loro”, il messaggio lanciato da Minisci.

“Vedere tutti questi ragazzi qui riuniti è un miracolo soprattutto in questo Paese in cui  spesso si dimentica. Dopo la morte di Giovanni mi sono domandata: e adesso? È tutto finito? E dopo la morte di Paolo che mi aveva assicurato che avrebbe continuato il  lavoro di Giovanni, avevo perso le speranze. Ma non ci si poteva e non ci si può arrendere. Ognuno di noi deve fare la sua parte: piccola o grande che sia. Questo è il testamento di Giovanni.”, ha detto Maria Falcone.

Al termine della cerimonia è stato annunciato che sarà l’Ateneo di Genova a  ospitare l’edizione 2019 della manifestazione.