Nuovo appuntamento con lo speciale elezioni Europee di Talk Sicilia, la trasmissione di video approfondimento di BlogSicilia che oggi ospita Sonia Alfano candidata di Azione

Sonia Alfano, queste elezioni sono complesse e la campagna elettorale che è partita si può definire un po’ particolare.

Sì, è una campagna elettorale anomala, totalmente anomala perché non c’è il clima elettorale della competizione europea in sé, sembra più una competizione mirata a mostrare i muscoli ad alcuni partiti. O meglio, pare che alcuni candidati stiano utilizzando questa campagna elettorale per “pesarsi”, come si suol dire in politica, e soprattutto per dare dei segnali alle rispettive segreterie politiche di appartenenza. Credo che questo possa essere molto dannoso soprattutto per i cittadini siciliani, che invece dovrebbero poter votare solo ed esclusivamente il candidato migliore, con la consapevolezza che quel candidato andrà in Europa e affronterà i temi di cui ha parlato in campagna elettorale. Il problema è proprio questo: nessuno parla di Europa. Sento dire spesso “l’Europa è matrigna”, “Ce lo ha chiesto l’Europa”, ma mai si entra fino in fondo dentro al vero tema: cosa ci chiede l’Europa? Quanto è importante e perché è importante stare all’interno dell’Unione europea?

Braccio di ferro fra destra e sinistra, il centro rischia di essere schiacciato?

Azione ha un obiettivo molto chiaro, vuole radicarsi sul territorio, è un partito giovane che in pochissimi anni è arrivato al 4% ma che in regioni da poco andate al voto come la Basilicata ha raggiunto l’8% e in Abruzzo il 10%. È un partito in crescita, un partito moderato che vuole parlare ai cittadini garantendo la possibilità di poter dialogare con chiunque. Dire no a qualsiasi cosa, dire no a tutto purtroppo non fa gli interessi dei cittadini, non fa gli interessi della collettività, serve semplicemente a parlare alla pancia del Paese. E noi con un Paese che è sull’orlo della crisi rispetto anche all’incapacità dell’utilizzo dei fondi del PNR in Sicilia, in Sardegna, purtroppo abbiamo fatto amaramente le spese. Noi non possiamo più utilizzare questa campagna elettorale come purtroppo viene utilizzata, quasi una sorta di collaudo di precorsa per le prossime elezioni regionali.

La prima sfida sarà proprio quella di superare lo sbarramento a livello nazionale perché altrimenti non ci saranno eletti da nessuna parte

Lo sbarramento lo supereremo. I sondaggi sono dalla nostra parte, ci dicono esattamente questo. È chiaro che il nostro compito è quello di raccogliere quanti più voti possibile, di arrivare a quanta più gente possibile, perché molte persone sono ormai quasi arroccate sul bipolarismo. Noi invece cerchiamo proprio di insinuarci in quell’area, cerchiamo di far capire alle persone che il bipolarismo in Italia ha distrutto la politica, ma soprattutto ha fatto un danno enorme, che è quello di aver contribuito alla disaffezione da parte dei cittadini nei confronti della politica. Noi vogliamo essere un punto di riferimento ed è il motivo per il quale io sto girando tutto il territorio siciliano. Vedo girare veramente pochissimi candidati, io ritengo che bisogna arrivare a tutti e quando arrivo in piccolissimi paesi meravigliosi come Palazzo Adriano e Bisacquino mi dicono “lei è l’unica che venuta qui in campagna elettorale”.

Questa lista, dunque, si colloca in una sorta di centro e vuole chiaramente esprimere una diversità. Ci sono però anche altre liste, come Stati Uniti d’Europa, o come la lista Libertà di Cateno De Luca. Tutto questo non rischia di frammentare anche una voglia di essere terzo polo?

Noi abbiamo cercato di tenere il dialogo aperto fino alla fine con con Più Europa perché pensavamo che fosse un matrimonio scontato, purtroppo così non è stato e loro hanno scelto di correre con con Renzi. Il distacco fra noi e loro non è tanto, quindi evidentemente aveva ragione Carlo Calenda e stiamo traghettando questo partito verso un contesto molto più più ampio.

Andiamo a temi più specifici: ipotesi ponte sullo Stretto, sì o no?

A queste condizioni diciamo no al Ponte. Non siamo contrari a prescindere, ma prima costruiamo delle strade che siano degne di essere chiamate tali. L’autostrada Messina Palermo, per la quale peraltro paghiamo un pedaggio, è una trazzera e non un’autostrada. Ci sono stati dei morti e lì se non si è un guidatore esperto veramente si rischia un incidente gravissimo. Non abbiamo ospedali, non abbiamo strutture scolastiche degne di essere chiamate tali. E a cosa serve fare il ponte per poter raggiungere l’altra sponda dell’Italia in pochissimi minuti, quando poi ci vogliono 7 ore, per esempio, per andare da Palermo a Ragusa o 3 ore per andare da Messina a Trapani.

Occorrerebbe anche evitare il caro voli che impedisce spesso ai siciliani di raggiungere certe mete o di essere raggiunti. Cosa può fare l’Europa in merito?

Pienamente d’accordo, perché il caro voli è una speculazione sulla pelle degli isolani, dei siciliani come dei sardi, ed è una speculazione che ciclicamente torna in auge soprattutto in determinati periodi. I periodi in cui i cosiddetti pendolari cercano di ritornare a casa. E l’Europa ha il compito in tal senso di fissare delle regole abbastanza chiare. Ci ha tentato qualche volta ma si una grande confusione, la si butta in caciara e poi ad un certo punto cala il silenzio su questi aspetti. Credo che non sia soltanto una questione siciliana e che non sia una questione che possa essere risolta a livello territoriale. Lì l’Europa ha un ruolo, deve avere un ruolo fondamentale.

Spesso l’Europa viene percepita in Sicilia in particolare, ma anche in Sardegna, come matrigna

Sento tante volte dire che l’Europa è matrigna, ma io non ricordo che l’Europa ci abbia mai chiesto di perdere 1.000.000.000 di euro di fondi PNR. Non ci ha chiesto l’Europa di perdere 75 milioni di euro che erano destinati alla ristrutturazione, alla manutenzione di edifici sensibili come scuole, caserme ed ospedali. Quindi il ce lo chiede l’Europa credo che sia più un alibi per poter celare le proprie incapacità a livello amministrativo, a livello burocratico. Lei ha fatto riferimento sulle quote tonno: il 47% del tonno che noi troviamo sui nostri scaffali in tutta Europa è tonno vietnamita. Io mi chiedo dove erano i colleghi del Parlamento europeo, i colleghi siciliani, quando sono state decise queste misure, quando sono state consentite queste misure che danneggiano solo ed esclusivamente le nostre isole? Credo che l’unica tonnara rimasta sia quella di Carloforte, in Sardegna, ma noi abbiamo un’eredità in tal senso incredibile. La Tonnara di Favignana è una tonnara che ha veramente fatto la storia. Ecco, noi dobbiamo cercare di riappropriarci della nostra identità, ma non possiamo farlo mandando a Bruxelles gente che non sa.

Siete stati a un passo dall’alleanza con Più Europa poi cosa è successo?

Abbiamo bisogno di tanta Europa, un’Europa che oggi ha due guerre alle porte che purtroppo significano tantissime perdite umane ma significano anche un blocco nel Canale di Suez, che costa ogni giorno circa il 400% in più di rincari sui prodotti che dovrebbero arrivare da lì. Per quanto mi riguarda, Per Azione è fondamentale oggi avere una difesa comune. Noi non possiamo sederci ai tavoli della mediazione della diplomazia e dal punto di vista europeo essere un insieme di Stati membri che però la pensano quasi tutti in maniera diversa. Abbiamo bisogno invece di essere un po’ più coesi. Che questa Europa sia un’Europa forte, solidale e sia veramente una casa comune nella quale tutti quanti sentiamo di far parte dello stesso contesto e parliamo quasi tutti la stessa lingua rispetto a determinati problemi.

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