L’effetto coronavirus arriva nelle carceri italiane e si trasforma in protesta e in alcuni casi in rivolta. A Modena nel primo pomeriggio i detenuti, protestando per le misure di prevenzione per il Covid-19, si sono barricati nell’istituto, Da cui è stato visto uscire del fumo. Il personale è stato fatto subito uscire e sul posto è arrivato anche il prefetto. I carcerati “chiedono provvedimenti contro il rischio dei contagi” spiega il segretario Di Giacomo.

 

Alla base della protesta nel carcere napoletano di Poggioreale c’è invece la sospensione dei colloqui, prevista dalle misure anti-coronavirus. I detenuti si sono arrampicati sui muri interni del penitenziario e parallelamente, al di fuori, si è svolta la protesta dei parenti che hanno chiesto per i loro familiari reclusi indulto, amnistia o arresti domiciliari. La protesta è rientrata nel tardo pomeriggio.

 

Le misure applicate ai colloqui sono state l’ultima goccia anche per i detenuti di Frosinone dove un centinaio di detenuti si sono barricati all’interno della seconda sezione, da cui si scorgeva del fumo. Sul posto è accorso il garante regionale Anastasia: “Per il momento siamo in fase di attesa. Non si vuole fare alcuna azione di forza per non creare tensioni. Siamo in trattativa”. Aggiungendo che non ci sono stati episodi di violenza contro il personale.

 

Il leader della Lega controbatte dicendo “L’emergenza Coronavirus non dev’essere la scusa per spalancare le porte delle case circondariali. Solidarietà alla polizia penitenziaria e a tutte le forze dell’ordine: Bonafede troverà il tempo di occuparsi anche di loro?”. C’è, però, il timore che ora la protesta si allarghi ulteriolmente e in questa difficile situazione, la leader dell’Associazione nazionale dei dirigenti e funzionari di polizia penitenziaria, Daniela Caputo, propone di usare il pugno di ferro e punire chiunque effettuerà altre rivolte.