La marina iraniana, dopo l’errato abbattimento a gennaio di un aereo di linea che decollava da Teheran, domenica ha colpito e affondato una sua nave-supporto durante un’esercitazione a fuoco, provocando la morte di 19 marinai e lasciandone altri 15 feriti. La fregata Jamaran avrebbe lanciato un nuovo missile in fase di test, e l’ordigno invece di dirigersi sul bersaglio ha colpito la nave appoggio che era troppo vicina al bersaglio. La Marina ha preferito non nascondere nulla e dire tutta la verità, confermando che è stata avviata un’inchiesta per capire cosa sia successo.

 

Sui media e i social iraniani le notizie dell’incidente hanno provocato moltissime critiche, tenendo che che la nave Jamaran è uno degli orgogli della flotta militare iraniana, costruita quasi interamente con prodotti della tecnologia iraniana, inaugurata nel 2010 con una visita a bordo dell’ayatollah Alì Khamenei, la guida sprema dell’Iran.

 

L’Iran e suoi militari, sono sotto pressione da mesi. In gennaio l’incidente all’aereo di Ukrainian Airlines avvenne dopo l’uccisione del generale Qassem Suleiman a Bagdad, un errore che i pasdaran provarono a coprire. Adesso questo episodio di “fuoco amico” nel Mare dell’Oman, all’imbocco del Golfo Persico, dove da anni si svolgono le esercitazioni della marina.

 

L’incidente navale avrà delle ripercussioni politiche nel confronto con gli USA. Da mesi, per reagire alle sanzioni economiche pesantissime che soffocano l’economia iraniana, Teheran ha deciso di alzare la sfida militare nel Golfo. L’idea è di far capire agli Stati Uniti ed ai loro alleati che c’è un prezzo da pagare per lo strangolamento economico dell’Iran e questo è la mancanza di sicurezza nel Golfo Persico.

 

Una sfida pericolosa, che potrebbe sfuggire di mano facilmente. Teheran ha sempre avuto grande capacità di interdizione nel Golfo Persico: dai barchini dei pasdaran capaci di colpire petroliere in transito, a navi posa-mine in grado di rilasciare ordigni, a unità navali impegnate ad ostacolare il passaggio di unità militari americane. Per arrivare all’attacco con droni e missili cruise lanciati in Arabia Saudita il 14 settembre del 2019 contro due installazioni petrolifere strategiche per il grande rivale arabo degli iraniani. Il punto più alto della sfida militare iraniana agli USA. Un passaggio pericolosamente vicino a una guerra aperta.