Biasci propone una campagna vaccinale

Pediatri: “Fateci prescrivere i tamponi per i bimbi”

Per affrontare le nuove fasi dell’emergenza sanitaria, i pediatri chiedono di poter prescrivere tamponi e somministrare vaccini. Paolo Biasci, presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), dichiara: “Vogliamo poter prescrivere i tamponi e somministrare i vaccini ai bambini, come già avviene in alcune Regioni. Abbiamo la forza di una rete diffusa, capillare ed efficiente di pediatri di famiglia. Perché non usarla, proprio ora che ci si avvia verso una possibile riapertura delle scuole, per testare e tracciare i contagi, monitorare i cluster familiari, individuare nuovi focolai ed evitare il riaccendersi dell’epidemia di Covid-19?”. Inoltre, Biasci espone il suo Vademecum, dove illustra nuovi modelli organizzativi e nuovi protocolli di prevenzione dei contagi con cui è stata rimodulata tutta l’attività di oltre 5mila pediatri di famiglia, in prospettiva c’è anche la telemedicina.

 

La task force del governo, che sta regolando la riapertura di asili nidi e centri estivi, ha ipotizzato l’uso dei certificati per l’accesso a questi ultimi. I pediatri pongono domande, sottolineando diverse contraddizioni, Biasci avverte: “Non possiamo permetterci di muoverci in un perimetro nuovo con vecchi schemi. In questi giorni abbiamo appreso con stupore dell’esistenza di un gruppo di lavoro formato da Anci e ministeri di Istruzione, Salute, Famiglia e Lavoro che sta definendo assieme ad una società scientifica di area pediatrica le norme che regoleranno gli accessi negli asili e nei centri estivi, entrando nello specifico di attività proprie dei pediatri di famiglia che in tale gruppo non sono rappresentati. Dovremo produrre un inutile certificato di “assenza di malattie contagiose e diffusive” per i bambini che frequenteranno asili e centri estivi e far eseguire preventivamente un tampone diagnostico? E per quale motivo sarà necessario un certificato per i bambini e non per le persone che rientrano al lavoro?”.

 

Infine, Biasci spiega come ci si dovrebbe comportare per capire come distinguere il Covid-19 dall’influenza stagionale: «In questi mesi abbiamo sviluppato numerosi documenti ripresi in alcune occasioni dal ministero della Salute. Ci auguriamo che la collaborazione avviata possa proseguire per esempio sulla campagna vaccinale per l’influenza stagionale: questo è il momento in cui si decidono i quantitativi di dosi di cui disporremo. Dobbiamo guardare alla Fase 3, immaginando che una nuova ondata di Covid-19 possa non essere clinicamente distinguibile dall’influenza stagionale, specie nel setting extraospedaliero iniziale. Il virus influenzale nella fascia d’età 0–14 anni, che è la più colpita, ha un’incidenza del 26%, ma può arrivare fino al 40%. Crediamo sia opportuno praticare la vaccinazione anti-influenzale nei bambini a rischio e in quelli sani fino a 6 anni.».

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