L’emergenza covid-19 in America è molto grave, come si può capire dalle immagine, riprese da un drone, che mostrano bare sepolte una accanto all’altra in fosse comuni vicino New York. La fossa comune si trova a Hart Island, al largo del Bronx, che da oltre 150 anni viene utilizzata per seppellire chi non può permettersi funerali o posti al cimitero.

 

Hart Island ha già vissuto una pestilenza, nel 1983, quella dell’Aids. Durante il boom di contagiati da questa nuova e misteriosa malattia, l’associazione di categoria delle imprese funebri di New York chiese ai suoi membri di non trattare i cadaveri di chi era morto a causa di questa. La situazione andò avanti così fino al 1986, moltissimi morti di Aids vennero sepolti a Hart Island, in una parte separata e a una profondità maggiore.

 

Sull’isola, di norma, si seppelliscono in media 25 cadaveri alla settimana. Ma il numero ha iniziato ad aumentare a marzo con la diffusione del nuovo coronavirus a New York, diventata l’epicentro della pandemia. E ora si stima che sull’isola, al largo del Bronx, vengano seppelliti una ventina di corpi al giorno, cinque giorni la settimana. Si ritiene che il numero delle sepolture sia quadruplicato nella Grande Mela dall’inizio della diffusione del Covid-19. E decine di detenuti della vicina prigione di Rikers Island, sono stati assunti a contratto per scavare nuove fosse comuni, per le sempre più abbondanti sepolture.

 

Si calcola che le viscere dell’isola ospitino già più di un milione di cadaveri e il numero, in questi giorni, sta crescendo molto rapidamente. Finire a Hart Island, per un newyorkese, è forse il più triste degli epiloghi: significa solitudine o povertà estrema o entrambe, ma oggi la città non sa più dove mettere i suoi morti e questa è l’unica soluzione per liberare gli obitori.