“Bisogna difendersi nei processi non dai processi”. Lo afferma l’ex assessore regionale ai Beni culturali, Fabio Granata, tra i 17 indagati nell’inchiesta della Procura di Siracusa su associazione a delinquere, truffa e bancarotta attorno a delle società energetiche il cui capo sarebbe Luigi Martines, cognato dell’esponente politico siracusano.
“Accuse prive di fondamento”
Granata, che dal 2018 fino al luglio scorso è stato assessore alla Cultura del Comune di Siracusa, è accusato dai pm e dalla Guardia di finanza di essere un finanziatore occulto e reclutatore di prestanome. Una ricostruzione rigettata dall’ex deputato nazionale. “Nonostante accuse del tutto prive di fondamento, rispetto a tal punto la Magistratura che parlerò del merito del procedimento nel quale risulto indagato, solo quando sarà archiviato o comunque definito secondo le procedure di legge” afferma Granata.
“I miei valori legati alla legalità”
L’ex assessore regionale, nella sua dichiarazione a poche ore dalla notizia del suo coinvolgimento in questa inchiesta, ribadisce la sua condotta, dedicata alla legalità. Ai tempi della sua esperienza all’Ars ha anche ricoperto il ruolo di presidente della Commissione regionale antimafia.
“Ribadisco però come mai, nella mia vita privata o pubblica, ho posto – dice Granata – in essere un solo comportamento che non rispondesse ai valori di legalità e trasparenza per la difesa dei quali ho combattuto e pagato negli anni prezzi elevati. Ho le spalle larghe, la mente lucida, la consapevolezza di una vita spesa sempre e solo in difesa dei beni comuni e delle cose in cui credo. In questi giorni amari, mi danno forza le testimonianze di amicizia e fiducia di centinaia di persone, molte delle quali attivamente impegnate ai livelli più alti sul fronte della difesa della legalità repubblicana”.




Commenta con Facebook