I carabinieri ed i magistrati della Procura di Siracusa, nell’aprire l’inchiesta sull’avvertimento al presidente del Consiglio comunale di Rosolini, Piergiorgio Gerratana, la cui auto è stata data alle fiamme, hanno puntato molte delle loro carte sulla pista politica.
Al setaccio degli inquirenti, ci sarebbero soprattutto gli ultimi mesi dell’attività consiliare, per cui saranno passate al setaccio delibere ed atti dell’assemblea, che, in qualche modo, potrebbero aver scatenato la rabbia di qualcuno, al punto da fargli prendere la decisione di lasciare un messaggio all’esponente politico.
Un’indagine, comunque, complessa, perché andare a spulciare ogni singolo documento pubblico e comprendere se è quello giusto è compito difficile, per questo gli investigatori contano parecchio nelle parole dello stesso Gerratana: il presidente del Consiglio, nella sua testimonianza alle forze dell’ordine, potrebbe fornire delle indicazioni ben precise, in particolare, se negli ultimi tempi, è stato avvicinato da qualcuno in modo insistente o se di recente ha ricevuto delle pressioni, magari per una pratica o per una richiesta di un posto di lavoro.
D’altra parte, nell’intimidazione all’ex sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, culminata con l’incendio della sua macchina circa due anni fa, si scoprì, grazie alle rivelazioni dell’attuale esponente di Italia Viva, che il messaggio era riconducibile a delle precise richieste di un gruppo di parcheggiatori abusivi, attualmente sotto processo.
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