E’ la politica dei tavoli quella individuata dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dopo la catena di eventi che rischia di disarticolare il Petrolchimico di Priolo.

Il caso Ias

Il primo tavolo è quello del 21 novembre per affrontare il caso Ias, il depuratore di Priolo, sotto sequestro dal giugno del 2022, che, su disposizione del Tribunale del Riesame di Roma non potrà accogliere i fanghi industriali delle aziende, tra cui Isab, Versalis, Sonatrach e Sasol. Un provvedimento che rischia di paralizzare l’intero Petrolchimico: è come se ai condomini di un palazzo fosse imposto di non usare i servizi igienici.

Cosa accadrebbe

Peraltro, come spiegano i manager delle società, interrompere la produzione, a causa dello stop del conferimenti degli scarti industriali, non è come spegnere un interruttore, occorrono processi complessi che richiedono tempo. Va detto che, dal giorno del sequestro, le aziende continuano a conferire nel depuratore Ias, per cui la Regione siciliana ha previsto degli investimenti per adeguarlo e renderlo, sostanzialmente, a norma.

Il destino segnato del depuratore

Il paradosso è che l’Ias, a breve, non sarà usato dalle aziende, impegnate nella costruzione di depuratori propri: insomma, è destinato a ridimensionarsi in termini di produzione, nonostante gli investimenti pubblici, e di posti di lavoro, come temono i sindacati.

La riconversione Eni e l’effetto domino

L’altro tavolo convocato dal ministro Urso è quello su Versalis, di proprietà dell’Eni, a seguito della decisione del colosso italiano di riconvertire l’impianto di Priolo che diventerà una bioraffineria, interrompendo, di fatto, le commesse con le altre grandi aziende del Petrolchimico, per cui, come ipotizzano i sindacati, la zona industriale si disarticolerebbe.

“Il tavolo Versalis è stato convocato – dice il ministro Urso – per consentire all’azienda di illustrare in sede istituzionale con tutte le parti sociali il piano industriale che dovrà confermare gli impegni di investimento funzionali alla salvaguardia dei livelli occupazionali e a una presenza più qualificata e sostenibile dell’industria chimica italiana nel mercato europeo e mondiale”.

Il nodo della Transizione energetica: mancano risorse private e fondi pubblici

Da parte sua, Eni è stata molto chiara: 900 milioni di investimenti a Priolo e mantenimento dei livelli occupazionali in questo percorso scandito dalla Transizione energetica. Ma il tema vero è, posto peraltro dai sindacati: cosa faranno le altre aziende ? Nessuna, almeno così sembra, avrebbe previsto risorse per una completa riconversione ambientale né, come riferito nei mesi scorsi dal senatore del Pd, Antonio Nicita, ci sono fondi nel Pnrr per la Transizione energetica.

Urso e Giorgetti si parlano?

Resta da capire se il ministro Urso, organizzatore di questo tavolo sul caso Versalis, era stato informato dei piani Eni dal ministero dell’Economia e delle Finanze, diretto dal leghista Giorgetti, considerato che il Mef ha il controllo dell’Eni, in forza della partecipazione detenuta sia direttamente sia attraverso la Cassa depositi e prestiti.

Il tavolo della Chimica

The last but not the least c’è il tavolo sulla Chimica convocato il 5 dicembre, 2 giorni dopo quello su Versalis. “Nel Tavolo sull’industria della Chimica, infine, verrà delineata la politica strategica del settore, sia in ambito nazionale che europeo, in linea con le indicazioni del libro verde di politica industriale “Made in Italy 2030” ora sottoposto a consultazione pubblica” riferisce il ministro.

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