Rischia lo stop il funzionamento del depuratore dell’area industriale del triangolo Augusta, Priolo, Melilli, insomma dell’area industriale di Siracusa, una delle più vaste e importanti di Sicilia. Una eventualità che diventerà concreta nel giro dei prossimi giorni a causa di un coacervo di eventi dettati da una burocrazia folle che ha creato un matassa quasi impossibile da districare.

Le scelte, per assurdo, sono due ed in entrambi i casi sono disastrose ed impercorribili. Da una parte il riversamento diretto in mare dei liquami di lavorazione industriale e dunque il disastro ambientale, dall’altro lo stop ad ogni attività industriale dell’intera area con conseguenze evidente e drammatiche per occupazione, produzione e così via.

Ma come si è arrivati fin qui. La storia, raccontata da Il sole24ore, ha dell’incredibile. Il depuratore è di proprietà della Regione siciliana ma è gestito dall’Ias la Industria Acqua Siracusana che continua a tenerlo operativo in regime di prorogatio di sei mesi in sei mesi. A giugno scadrà l’ultima proroga e ad aprile dovrebbe svolgersi la gara per l’affidamento del servizio.

Ma il depuratore è sotto sequestro da parte della magistratura Aretusea che indaga per inquinamento ambientale. Il depuratore necessita di interventi di adeguamento e messa a norma per rispettare le nuove prescrizioni di legge. Lavori che devono essere seguiti dal proprietario. Con un provvedimento semplice e diretto la magistratura ha dato 30 giorni di tempo a tutti i soggetti coinvolti per dire chi farà i lavori e come li farà oltre che in che tempi saranno fatti.

Qui scatta il groviglio. Chi deve fare questi lavori e con quali soldi? Tocca alla Regione siciliana ma attraverso quale sua emanazione? Il Commissario per l depurazione? L’assessorato all’Energia? L’Irsap soggetto che dovrebbe gestire le aree industriali è che è emanazione diretta della stessa Regione oltre che avere assorbito le competenze ex Asi anche di Siracusa? Certamente non il gestore che ormai è a fine mandato.

In questa situazione come si può fare un bando nel quale non è chiaro cosa chiedere come impegno operativo al nuovo soggetto gestore?

Un passaggio che era stato ipotizzato dalla Regione era quello di un bando che prevedesse che fosse il gestore ad eseguire i lavori da scomputare, poi, in corso di gestione ma questa ipotesi sembra accantonata per due motivi: da un lato è difficile trovare un gestore con la disponibilità economica sufficiente all’investimento e una simile clausola rischia di mandare deserta a gara anche per la bassissima redditività della gestione, dall’altro i tempi imposti dalla magistratura. Una gara l’affidamento, poi il progetto e le autorizzazione. Tutto questo non può avvenire in 30 e nemmeno in 60 o 90 giorni ed il provvedimento della magistratura è tranciante.

Peraltro costi e tempi sono chiari. I lavori costeranno fra i 10 e i 12 milioni di euro e dovranno essere completati entro un anno. La magistratura non vuole solo l’indicazione del soggetto che deve farli ma anche un crono programma di esecuzione e vuole vedere in campo una fidejussione da 10 milioni.

Nel frattempo è arrivata anche l’indagine sugli impianti Versalis e Sasol in un’altra vicenda che parte sempre da questioni ambientali, tanto per complicare ulteriormente il tutto.

La soluzione, ipotizzata dal giornale, sembra essere solo una e rimane in mano non ai soggetti che dovrebbero affrontare il tema ma alla magistratura. La mancata risposta all’ultimatum giudiziario potrebbe portare alla nomina di un commissario straordinario giudiziario che si sostituisce a tutti e fa le opere per poi bandire la gara di affidamento. Resta il tema dei fondi e quello delle conseguenze giudiziarie di una simile procedura per tutti i soggetti che dovessero essere individuati come responsabilità di tutto ciò. E nel frattempo il rischio stop a ogni attività cresce

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