La pandemia ha polverizzato la ristorazione: il lockdown prima e le regole per il distanziamento dopo hanno fatto crollare gli affari. Con la fine delle restrizioni, i ristoranti, le pizzerie e tutti i cosiddetti pubblici esercizi hanno iniziato a marciare.

Aumento dei costi e locali pieni

Eppure, nonostante i costi energetici che, inevitabilmente, hanno causato l’impennata dei prezzi e ridotto il portafogli delle famiglie, i locali, almeno a Siracusa, sembrano pieni. Come si spiega? Lo abbiamo chiesto a chi vive di ristorazione: il presidente della Fipe Siracusa, federazione italiana per i pubblici esercizi, costola di Confcommercio, Maurizio Filoramo, gestore di Olivia natural bistrot.

“Voglia di uscire ma solo nel fine settimana”

“E’ facile da spiegare e per un verso bisogna chiamare in causa la stagionalità con una maggiore presenza dei turisti. Il secondo aspetto è che da parte delle persone c’è voglia di uscire dopo la pandemia. Il problema è che tutto si concentra nel fine settimana” dice Maurizio Filoramo.

“Negli altri giorni, a Siracusa, registriamo un calo, sono poche le persone che sono in giro per via dell’inflazione galoppante, legata al caro energia. Parliamoci chiaro: gli stipendi sono rimasti fermi ma la spesa media è cresciuta molto. Se una coppia, ad esempio, deve affrontare tanti costi, taglia quelli connessi al tempo libero, tra cui la ristorazione”.

“Pizza margherita aumentata ma di poco”

“Il costo prima della pandemia era di 6 euro ma a causa della crescita dei costi delle materie prime, principalmente quelle di prima qualità, l’aumento c’è stato ma lieve di appena un euro, per cui la pizza margherita costa adesso 7 euro” dice Maurizio Filoramo.

Pizzaioli in fuga

La pandemia ha messo in fuga della categorie professionali importanti. “Non ci sono più pizzaioli – dice Maurizio Filoramo – molti di loro hanno deciso, dopo il lockdown, di cambiare mestiere. Ho notizie che alcuni lavorano come autisti di Amazon: una professione che, secondo la loro idea, dà maggiori garanzie, per cui registriamo questa difficoltà”

La confusione nella ristorazione

A Siracusa, la maggiore concentrazione di locali si registra in Ortigia, il centro storico di Siracusa. Con l’aumento del flusso turistico, sono cresciute le attività legate alla ristorazione, creando, da un lato confusione, dall’altro speculazione.

I rischi per i clienti

Capita di pagare un arancino o un’arancina al prezzo di quasi 4 euro. Insomma, tutto è diventato ristorazione. Giovanni Guarneri, rinomato chef siciliano, proprietario del ristorante don Camillo, propone di differenziare le attività anche per consentire ai consumatori di comprendere bene cosa mangia e soprattutto se paga un giusto prezzo.

“Bisognerebbe cominciare a rivedere i codice Ateco nel settore della ristorazione: siamo tutti sullo stesso piano, non c’è alcuna differenza tra chi vende l’arancino da asporto e chi, invece, fa alta ristorazione” spiega Giovanni Guarneri

“Se si concentra – aggiunge Giovanni Guarneri – nello stesso posto tutto è normale che è complicatissimo soddisfare la clientela, con l’aggravante che molte di queste attività legate, in qualche modo alla ristorazione, nel periodo della bassa stagione chiudono. Per cui, nel periodo cosiddetto freddo lo stesso posto si impoverisce, diventa spoglio”