Perquisita la casa dei suoceri di Andrea Bonafede, il prestanome del boss latitante Matteo Messina Denaro. Adesso è questo il fronte su cui stanno scavando gli inquirenti che proseguono nelle perquisizioni a Campobello di Mazara, nel Trapanese. Si è alla ricerca di elementi utili per scoprire la rete di fiancheggiatori che hanno favorito la latitanza del boss di Castelvetrano.

Casa disabitata

Ieri sera i carabinieri del Ros hanno perquisito l’abitazione degli ex suoceri di Andrea Bonafede, che si trova da lunedì in carcere. I coniugi sono morti anni addietro e la casa risulta disabitata da tempo, in via San Giovanni. Siamo a poche centinaia di metri dall’abitazione di Giovanni Luppino e dell’appartamento dove, sino a giugno scorso, avrebbe vissuto Messina Denaro.

Casa via Toselli: “Non è un bunker”

Intanto ieri erano intervenuti i legali della famiglia di Errico Risalvato smentendo la notizia che l’immobile di via Maggiore Toselli, a Campobello, sia stato un “covo” di Messina Denaro. “Le notizie di stampa – scrivono i due legali Massimo Mattozzi e Pietro Stallone – che si sono susseguite in maniera frenetica sono quasi integralmente infondate, riportate in maniera volutamente ambigua. La famiglia Risalvato è consapevole della rilevanza sociale prima che mediatica dei recenti avvenimenti. Nel pieno rispetto dell’attività di indagine della Dda e del diritto di cronaca, ha volutamente atteso in silenzio l’evoluzione dei fatti”. Gli avvocati accusano la stampa di “persecuzione, sciacallaggio e diffamazione”.

Il locale per i gioielli

“Smentiamo categoricamente – dicono i legali – che l’immobile sia mai stato un ‘covo’ di Matteo Messina Denaro e che in casa ci fosse un bunker. Trattasi di una porzione di stanza di 3 metri quadrati munita di porta blindata, apposta nel 2015, utilizzata per riporre, specie nei periodi nei quali la famiglia si allontanava per le vacanze, gli oggetti preziosi di proprietà esclusiva della figlia di Errico Risalvato. Tutti frutto di regali del marito durante il fidanzamento e il matrimonio, dei genitori e dei nonni materni come avviene in qualsiasi famiglia. Va anche precisato che tutti i preziosi ritrovati sono muniti di regolare certificato di garanzia dei rivenditori presso i quali sono stati acquistati”.

La diffida

“Smentiamo categoricamente – rilanciano Mattozzi e Stallone – che all’interno della stanza siano state rinvenute pietre preziose di qualsivoglia dimensione”. Smentito anche il ritrovamento di quadri, scatole contenenti documenti, taccuini o appunti. I legali respingono, inoltre, l’ipotesi che Risalvato e i suoi familiari “siano a qualsivoglia titolo” coinvolti nella latitanza di Messina Denaro Matteo. Infine, i due legali affermano di essere “costretti a diffidare testate giornalistiche, programmi televisivi, blog dall’utilizzare termini quali ‘covo’ o ‘bunker’ in riferimento all’abitazione di via Maggiore Toselli di proprietà della famiglia Risalvato”.

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