Un politico che arriva dalla gavetta, dai consigli di quartiere e dalla presidenza di una circoscrizione. Sebastiano Anastasi, consigliere comunale di Grande Catania eletto per la prima volta nel 2013, ha un grande obiettivo: rilanciare le periferie e dare lustro ai quartieri. Inevitabile per chi la politica l’ha cominciata dal basso, dai consigli di quartiere, prima di arrivare a Palazzo degli Elefanti.

E proprio dalla periferia di Catania e dalla metropolitana che, a breve, toccherà Nesima e San Nullo che comincia la nostra chiacchierata con Anastasi.

“La metropolitana rappresenta un grande passo avanti, ma non è concepibile che l’amministrazione comunale si prenda il merito dell’opera ma non prepari il terreno nel territorio: a San Nullo arriverà la metro, ma manca un parcheggio dove lasciare la macchina e un torna indietro sulla circonvallazione all’altezza di Via Sebastiano Catania, arteria che, peraltro, è senza marciapiedi”.

In realtà il parcheggio c’è e si trova a Nesima.

“Merito dell’amministrazione Scapagnini. Tutti quei parcheggi che sembravano assurdi, adesso, e quello di Nesima è un esempio, serviranno da parcheggi scambiatori”.

Tornando alle municipalità, come stanno quelle catanesi?

“Non stanno benissimo. Credo che bisognerebbe dare maggiore autonomia alle circoscrizioni. Quando è stato eletto Bianco, la sua coalizione ha vinto in tutti i quartieri. Ma le municipalità devono poter deliberare: perché non affidargli la competenza su nettezza urbana, illuminazione e manuntezione? Peraltro c’è una legge regionale che prevede proprio che il comune affidi le competenze alle municipalità, legge che Catania non ha ancora applicato e il termine è già scaduto da qualche mese”.

In questo panorama il consigliere comunale cosa può fare?

“L’antipolitica non la puoi combattere se non con l’esempio. Chi viene dal territorio deve lavorare 4 volte di più rispetto agli altri, deve registrare quelle che sono le esigenze della gente e, poi, deve costruire il percorso. Non si può solo criticare, si deve anche proporre. Io vado in aula, mi studio gli atti e faccio la mia battaglia. Mi sono attrezzato anche una segreteria per ricevere i cittadini ed avere sempre il polso del territorio. E’ovvio, però, che l’amministrazione dovrebbe ascoltare e, invece, certe volte sembra che il sindaco voglia fare il supereroe”.

Secondo Lei, quindi, questa amministrazione è abbastanza vicina ai quartieri?

“Il sindaco Bianco rappresenta quella parte di Catania che ha meno problemi. Quella città che vive in maniera diversa, che non vive le periferie, non prende i mezzi pubblici ed è più attenta i grandi temi. Quella parte di città più sensibile ad iniziative come la pista ciclabile o il ‘Lungomare liberato’. Questa parte di città, però, forse non c’è più: Catania si aspetta azioni concrete più che di facciata e non vorrei che anche ‘I patti per Catania’ siano solo una vetrina e che alla fine non arrivi nulla”.

Parliamo di politica e di coalizioni. Il centrodestra e in particolare il suo movimento, Grande Catania, che progetti hanno per il futuro?

“Intanto bisogna chiedersi che cosa è il centrodestra a Catania? Dopo le ultime elezioni è scomparsa la classe politica che ha governato Catania per 20 anni. All’opposizione siamo rimasti 4 ragazzi che non hanno riferimenti, ed è difficile fare opposizione a un sindaco che ha grande esperienza. Mi auguro che il centrodestra si distingua dalla sinistra. Non voglio percorsi politici calati dall’alto. Chi ha fatto opposizione da solo deve essere ripagato e diventare protagonista. In questo senso mi piacerebbero delle primarie civiche per capire che tipo di sindaco vogliono i cittadini”.