“Se la logica resta quella delle discariche, in tema di rifiuti la Sicilia rimarrà indietro anni-luce rispetto ai Paesi europei più avanzati. E a pagare il conto saranno i cittadini, che continueranno a pagare l’energia una dozzina di euro in più a Mw rispetto al prezzo unico nazionale. E i 10.500 lavoratori del settore”. Si rivolge così la Cisl regionale al governatore Musumeci, stamani, alla vigilia dell’incontro che si terrà a Roma tra il presidente della Regione e il premier Gentiloni.

I poteri speciali che il governatore chiederà domani al presidente del Consiglio, scrive il sindacato, “hanno senso se puntano ad andare oltre il sistema delle soluzioni-tampone buone solo per far fronte alle emergenze”. “C’è bisogno di un piano energetico regionale degno di questo nome”, scrive il sindacato per il quale “mettere all’ordine del giorno un’operazione centrata in buona parte sull’ampliamento delle discariche o sulla costruzione di nuove vasche, appare una visione debole e priva di strategia”. Perché le discariche sono comunque “cambiali in scadenza. Meglio: bombe a orologeria”. E rappresentano un sistema obsoleto che in paesi civili come la Svezia raccoglie appena l’1% degli scarti prodotti. La Sicilia, sottolinea il sindacato guidato da Mimmo Milazzo, ha bisogno piuttosto di un piano straordinario che sia ispirato alla logica dell’economia circolare. Che abbia al centro il recupero e il riciclo.

E quindi “meccanismi di incentivazione” della differenziata. E che “impieghi i poteri speciali per velocizzare e snellire al massimo l’iter per la costruzione degli impianti di valorizzazione energetica degli scarti”. Questi impianti in Sicilia scandalosamente mancano. È per agevolarne la realizzazione, che la Cisl propone a Musumeci “un tavolo di crisi tra Regione, Anci e parti sociali che abbia la mission di promuovere il riordino complessivo del sistema; supportare il ciclo integrato spingendo la differenziata al 65% dall’attuale 15%. E di azzerare il dedalo di passaggi burocratici che finisce col rimandare alle calende greche la costruzione delle infrastrutture”.

E a proposito di impianti, la Cisl ricorda il caso della Danimarca, un Paese Ue che ha più o meno la stessa popolazione della Sicilia: 5,5 milioni di abitanti.

“Lì l’ultima discarica – ricorda il sindacato – è stata chiusa negli anni Settanta, sono già in attività una trentina di impianti di valorizzazione e altri dieci sono in avanzato stato di costruzione. E grazie al recupero energetico, alle abitazioni arrivano energia elettrica e riscaldamento a basso costo”. “Ci auguriamo – scrive la Cisl – che il governo della Regione sappia trarre ispirazione da questa lezione di civiltà. E abbandoni l’idea di puntare le carte del governo sulla preistoria delle vasche di raccolta”.