Ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per denunciare il silenzio delle autorità dello Stato dopo la barbara uccisione del fratello insieme ad altri due amici la notte del 27 aprile scorso a Monreale. Marco Pirozzo 33 anni è fratello di Massimo, una delle tre vittime della strage compiuta in pieno centro nel paese alle porte di Palermo insieme ad Andrea Miceli e Salvatore Turdo. Lui è stato costretto a lasciare la Sicilia cinque anni fa perché la sua amata terra non offriva alcuna prospettiva di futuro dignitoso.

“Ho una profonda amarezza l’assenza di vicinanza da parte delle massime autorità dello Stato. Nessuna parola, nessun gesto, nessuna attenzione da chi dovrebbe rappresentare e tutelare ogni cittadino. Come se questa tragedia fosse qualcosa di ordinario. Come se mio fratello e gli altri due ragazzi uccisi non contassero nulla – dice Marco nella lettera – A rendere il tutto ancora più inaccettabile sono state le dichiarazioni dell’avvocato dell’imputato Calvaruso, il quale ha affermato che non vi fosse alcuna intenzione violenta e ha descritto Palermo come una città che, purtroppo, ‘è così’, dove la diffusione di armi clandestine sarebbe una realtà ordinaria. Ma se oggi consideriamo normale che i nostri giovani vengano ammazzati per strada da persone che impugnano una pistola con leggerezza, allora significa che la guerra ce l’abbiamo già in casa. È nei nostri quartieri, nelle periferie abbandonate, nei silenzi dello Stato. Eppure sembriamo preoccuparci più dei conflitti lontani, delle guerre fuori dai nostri confini, dimenticando quella quotidiana che colpisce i nostri cittadini più fragili”.

Marco insieme alla sorella e alla fidanzata, testimone oculare dell’omicidio, sono stati ricevuti dal deputato regionale Ismaele La Vardera.

“La guerra che si combatte ogni giorno, in silenzio, senza eserciti ma con vittime vere. Chiediamo che le nostre strade diventano sicure, assediate dalle forze dell’ordine e anche dall’esercito.

Presidente del Consiglio dei Ministri e Presidente della Repubblica, vi chiedo, a nome della mia famiglia, delle famiglie delle altre vittime e di tutti gli italiani onesti, di intervenire con urgenza. Le leggi e le pene oggi in vigore non sono più sufficienti a fronteggiare questa deriva. Il mondo è cambiato e lo Stato deve adeguarsi con risposte forti, decise, concrete. Non possiamo permettere che altri genitori, fratelli o sorelle vivano l’atroce sofferenza che stiamo vivendo noi. Mio fratello era un giovane uomo che voleva solo godersi una serata serena con le persone che amava. Poteva essere chiunque. Poteva essere vostro figlio – ha aggiunto il fratello – In particolare mi rivolgo al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Da siciliano, da uomo delle Istituzioni, da fratello. So che Lei conosce bene il dolore di una perdita brutale e ingiusta, perché anche suo fratello è stato assassinato in modo vile. Le chiedo, con il massimo rispetto, di farsi portavoce del nostro appello e di aiutare a trovare soluzioni concrete, per onorare tutte le vittime di queste violenze insensate e per impedire che nuove famiglie conoscano il dolore che ci ha travolti.

Vi prego: non restiamo indifferenti solo perché non siete stati toccati in prima persona. È il momento di agire. È il momento di cambiare. L’Italia merita di essere rappresentata da leggi giuste e da uno Stato che sia realmente vicino ai suoi cittadini.

E soprattutto, chiedo giustizia. Voglio continuare a credere nelle forze dell’ordine e nella magistratura, affinché vengano presi e vengano imposte le pene che questi individui meritano. Persone che, per l’atrocità delle loro azioni, non riesco nemmeno a definire umane.

Con profondo rammarico per il perdurante silenzio delle più alte cariche dello Stato, porgo distinti saluti, auspicando che al più presto giunga un segnale di attenzione e che ci venga concessa un’opportunità di confronto per dar voce ai nostri cari scomparsi.