Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato la sospensione dei dazi al 50% sulle importazioni dall’Unione Europea, inizialmente previsti per il 1° giugno, fino al 9 luglio 2025.

La decisione, comunicata domenica 25 maggio, segue una telefonata con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, che ha aperto una finestra temporale per intensificare i negoziati Usa-Ue. “Ottima conversazione con presidente degli Stati Uniti. L’Ue e gli Usa condividono la relazione commerciale più importante e stretta al mondo. L’Europa è pronta a portare avanti i colloqui in modo rapido e deciso. Per raggiungere un buon accordo, avremmo bisogno del tempo fino al 9 luglio”, ha dichiarato von der Leyen su X.

Il ruolo dell’Italia nei negoziati

L’Italia ha svolto un ruolo di primo piano nel facilitare il dialogo tra Washington e Bruxelles. Il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha rivendicato il lavoro diplomatico del governo italiano, guidato dalla premier Giorgia Meloni, nel promuovere la telefonata tra von der Leyen e Trump. “Anche quando Trump ha detto ‘mettiamo i dazi al 50%’ ho detto ‘prudenza, trattiamo’, tant’è che ieri la telefonata tra Trump e von der Leyen si è conclusa con un accordo per rinviare il tutto al 9 luglio e nel frattempo trattare”, ha dichiarato Tajani a ReStart su Rai 3.

“Grazie al lavoro diplomatico dell’Italia a cominciare dal lavoro del presidente del Consiglio, abbiamo tutti quanti fatto in modo di agevolare il dialogo Ue-Usa”, ha aggiunto, sottolineando l’errore di chi propone negoziati bilaterali isolati.

Le preoccupazioni di Adolfo Urso: cautela e unità

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha espresso una posizione di cautela, evidenziando i rischi di un fallimento dei negoziati. “Ci vogliono cautela, responsabilità, unità di intenti”, ha dichiarato in un colloquio con Repubblica. Urso ha avvertito che una guerra commerciale potrebbe causare “danni irreparabili” ai sistemi economici di Usa e Ue, con “gravi conseguenze politiche, in prima istanza sulla difesa comune, mentre perdura la guerra in Europa”. Il ministro ha enfatizzato che il negoziato deve essere innanzitutto politico, prima ancora che commerciale, per allineare gli obiettivi strategici delle due potenze. “Non è solo una questione di dazi, ovviamente, come dimostrano gli altri negoziati in corso. Occorre parlare lo stesso linguaggio, condividere gli stessi obiettivi, avere chiara qual è la scala delle priorità”, ha spiegato.

Un possibile accordo al 10% come modello

Urso ha indicato il recente accordo bilaterale tra Stati Uniti e Regno Unito, che ha portato a un dazio del 10%, come un possibile punto di riferimento per i negoziati con l’Ue. “È quanto già raggiunto dalla Gran Bretagna nel loro negoziato bilaterale: un’indicazione sulla via da percorrere”, ha detto il ministro, precisando però che le questioni in gioco vanno oltre le semplici tariffe. Tra i temi cruciali ci sono gli aspetti regolatori, la sicurezza, le catene di approvvigionamento e la necessità di una nuova politica industriale europea. Urso ha criticato i “dazi interni” imposti dal Green Deal, proponendo uno “shock di semplificazione” per evitare che l’Europa venga “stritolata” dalla concorrenza globale.

Conseguenze economiche: i settori italiani a rischio

I dazi al 50%, se applicati, potrebbero colpire duramente l’export italiano, che nel 2023 ha raggiunto gli Stati Uniti per un valore di 67 miliardi di euro, secondo i dati di Confindustria. I settori più vulnerabili includono l’automotive, il farmaceutico e l’alimentare, con un potenziale calo delle esportazioni stimato tra il 6,5% e il 10% in caso di tariffe al 20% o 10%, secondo il centro studi del Ministero delle Imprese.

Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha evidenziato che il 18% delle aziende esportatrici italiane e il 17% degli addetti del settore sono a rischio a causa della politica commerciale di Trump. Tuttavia, il primo trimestre del 2025 ha registrato un aumento dell’export italiano verso gli Usa dell’11,8%, segno che finora le tariffe non hanno avuto un impatto diretto.

Il piano italiano per mitigare l’impatto

Per affrontare le potenziali ricadute, il governo italiano sta lavorando a un piano di sostegno per le imprese. Urso ha annunciato la riprogrammazione di 25 miliardi di euro provenienti dai fondi Pnrr, dai fondi di coesione 2021-2027 e dal Fondo sociale per il clima, per finanziare misure compensative mirate. “Quando avremo contezza di quali saranno effettivamente i dazi nei singoli settori, potremo sviluppare un’azione compensativa mirata e quindi efficace”, ha dichiarato il ministro. Il governo sta anche collaborando con il Ministero degli Esteri per diversificare i mercati di esportazione, puntando su regioni come l’Indopacifico, l’Africa e il Mercosur.

La risposta europea: dialogo e contromisure

L’Unione Europea, sotto la guida di von der Leyen, punta a un negoziato costruttivo per evitare un’escalation. La Commissione Europea ha già predisposto un “piano solido” per rispondere ai dazi americani, che include contromisure su prodotti Usa per un valore di 26 miliardi di euro, in risposta ai dazi su acciaio e alluminio già applicati da Washington. Tuttavia, Bruxelles preferisce il dialogo alla rappresaglia. “Siamo pronti a negoziare con gli Stati Uniti per rimuovere le barriere rimanenti al commercio transatlantico”, ha dichiarato von der Leyen, avvertendo che i dazi danneggiano consumatori e imprese su entrambe le sponde dell’Atlantico.

Mercati ottimisti, ma l’incertezza permane

La notizia del rinvio dei dazi ha portato un cauto ottimismo sui mercati europei, con le borse pronte ad aprire in rialzo lunedì 26 maggio, secondo quanto riportato da Euronews. Tuttavia, l’incertezza sull’esito dei negoziati rimane alta. Gli analisti temono che, senza un accordo, i dazi possano innescare un’inflazione più elevata e una contrazione economica, con una stima della Banca Centrale Europea che prevede una riduzione del Pil dell’Eurozona di 0,5 punti percentuali nel primo anno in caso di tariffe al 25%.