Una giornata tra natura, sorrisi e normalità per riscrivere il modo di pensare l’autismo. Non si tratta solo una gita fuori porta, ma di una presa di posizione, un segnale chiaro su cosa significhi davvero inclusione. 

Si chiama “Progetto Respiro”, l’iniziativa firmata da ParlAutismo, che ha portato decine di ragazzi e ragazze autistici – insieme alle loro famiglie – a vivere una giornata gratuita al Bioparco di Sicilia, a Carini. 

Tra zebre e primati, tra il verde del giardino botanico e i giganti preistorici della Terra dei Dinosauri, si è creata un’esperienza che guarda prima alla persona, poi alla sua condizione.

“Sono momenti che chiamiamo “di respiro” – spiega Rosi Pennino, fondatrice dell’associazione ParlAutismo –. Non parliamo di terapia, ma di vita vissuta. Di esperienze che permettono alle famiglie di sentirsi come tutte le altre”. E in effetti la normalità – quella che spesso diventa un lusso per chi convive con l’autismo – è stata la protagonista assoluta. Bambini, adolescenti e adulti hanno esplorato il parco senza etichette, immersi nel verde, nel gioco e nella scoperta.

Sessanta specie animali, un’area botanica con piante rare, oltre venti dinosauri a grandezza naturale. Il Bioparco ha fatto da cornice a qualcosa di più grande: un modello possibile di inclusione. Perché, come sottolinea Pennino, «accanto alla necessità di percorsi terapeutici, serve altrettanto la possibilità di costruire momenti di condivisione reale, esperienze che restituiscano dignità, libertà e gioia alle famiglie».

ParlAutismo, una rete che fa la differenza

Il “Progetto Respiro” non è un episodio isolato. Rientra in una visione più ampia che ParlAutismo porta avanti da anni: creare spazi e tempi che non siano solo clinici, ma umani. Dove i ragazzi possano esprimersi, socializzare, semplicemente essere. E dove i genitori possano tirare, appunto, un respiro. Di sollievo, di forza, di comunità.

L’evento al Bioparco non è stato solo una festa. È stato anche un messaggio politico e culturale: i servizi per l’autismo possono e devono evolvere. Dall’assistenza alla relazione, dalla cura alla qualità della vita. «Giornate come questa – conclude Pennino – modificano la direzione del pensiero. Non più solo la diagnosi, ma la persona. Non più solo l’assistenza, ma l’incontro».

 

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