Respinto dalla pneumologia, ricoverato in Medicina interna contro il parere del pronto soccorso e poi abbandonato a se stesso impedendo anche ai familiari di accedere per assisterlo. Sarebbe stata questa la condizione di un anziano, disabile grave, cieco totale affetto da pluriminorazione
grave giunto in ambulanza privata presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale “Cervello” di Palermo ma lì, dopo il ricovero, praticamente abbandonato a se stesso. Almeno secondo quanto raccontano i familiari in un esposto denuncia presentato ieri ai carabinieri dopo un intervento dei militari sul posto perché chiamati dal nipote del malato.

Presunta malasanità

Sulla vicenda di presunta malasanità i carabinieri presenteranno un a relazione al magistrato ma intanto la storia del Signor Maranzano, questo il nome del paziente, finisce sui tavolo dell’assessore regionale alla salute Daniela Faraoni.

E’ stato il deputato regionale Ismaele La Vardera a presentare una interrogazione a risposta urgente sullo specifico caso ed è lui a raccontare nel documento il dettaglio della vicenda.

L’uomo era “accompagnato dal proprio caregiver e familiare convivente. Il ricovero è avvenuto per sospetta polmonite ab ingestis, diagnosi successivamente confermata dal Pronto Soccorso mediante TAC toracica e addominale; nonostante la conferma clinica, il paziente sembrerebbe essere stato respinto dal reparto di Pneumologia che ha rifiutato il ricovero sostenendo l’assenza della patologia in questione, trasferendolo quindi alla Medicina Interna, contro il parere del personale del Pronto Soccorso”.

“Il familiare convivente, che assiste il signor Maranzano 24 ore su 24, ha richiesto di essere presente in reparto come previsto dai protocolli regionali per l’assistenza ai pazienti non autosufficienti, ricevendo invece dinieghi ripetuti. In serata, in seguito alla richiesta di informazioni sullo stato di salute del paziente e al diniego di chiarimenti, un medico ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine, che sono intervenute con pattuglie dei Carabinieri di San Filippo Neri e Radiomobile”

Solo dopo l’intervento dei Carabinieri ed un confronto fra “il primario del reparto e l’avvocato del
caregiver, è stata assicurata l’attivazione del protocollo di sorveglianza h24, che però non risulta essere stato effettivamente applicato nei giorni successivi” scrive La Vardera che riporta gli estremi della denuncia.

Il racconto del familiare

“In data 07 giugno 2025, il caregiver riferisce – scrive ancora La Vardera –  di aver trovato il paziente privo di sorveglianza, con la maschera per ossigenoterapia (14 litri/minuto) disconnessa dalla
cannula, registrando una saturazione di ossigeno scesa a 80%, rispetto al 96% precedentemente garantito dal trattamento; sembrerebbe che, numerose richieste di spiegazioni rivolte alla direzione sanitaria, abbiano ottenuto risposte evasive o inviti ad allontanarsi, senza però fornire alcuna documentazione clinica od assicurazione sulle condizioni del paziente fragile”.

Fatti dal 5 al 7 giugno

La vicenda è avvenuta fra il 5 e il 7 giugno ma proseguirebbe tutt’ora. Su tutto ciò La Vardera chiede se siano state avviate indagini interne, redatti verbali sanitari o da parte delle forze dell’ordine e comunque di accertare i fatti e garantire l’assistenza necessaria al paziente ancora oggi ricoverato nel nosocomio.

La replica dell’Ospedale

Dall’azienda sanitaria ospedali Riuniti Villa Sofia Cervello fanno sapere che non è stata ancora ufficializzata alcuna interrogazione o denuncia e di non essere a conoscenza del dettaglio di questa vicenda. Non appena le richieste di informazioni diventeranno ufficiali la direzione sanitaria si adopererà per come necessario.

Dai reparti, invece, si sottolinea informalmente che a chiamare i carabinieri sono stati proprio gli addetti dell’ospedale per evitare che la situazione di tensione determinatasi potesse proseguire.

La nuova nota di La Vardera che ritira l’interrogazione

Ma dopo la diffusione delle notizie su questa vicenda si apprende, sempre informalmente visto che nessuno replica ufficialmente, che anche da reparto ospedaliero sta partendo una denuncia nei confronti dei familiari del, ricoverato. E alla luce delle nuove notizia corregge il tiro anche il deputato Ismaele La Vardera: “Sono stato cercato dai familiari della persona cui poi ho fatto interrogazione, ma dopo la pubblicazione sono stato a sua volta cercato da alcuni medici dell’ospedale che mi hanno fatto visionare anche alcuni video dove uno dei parenti inveisce, urla e minaccia” dice La Vardera.

“Mi sento con onestà intellettuale di ritirare l’interrogazione, perché al di là dell’eventuale disservizio che il paziente ha subito questo non giustifica la reazione scomposta dei parenti. I diritti si chiedono con civiltà ed educazione” dice ancora il deputato regionale ed ex Iena.

“Non possiamo più assistere a continue aggressioni al personale sanitario vittime a loro volta di un sistema malato che usa loro come parafulmine di problemi atavici e ben più ampi”.