E’ visibilmente commosso Manfredi Borsellino, figlio del giudice Paolo ucciso dalla mafia in via D’Amelio insieme alla sua scorta 33 anni fa a Palermo. Si trova davanti al murales realizzato da Andrea Buglisi a pochi passi dal luogo della strage. Opera che raffigura il padre e anche Giovanni Falcone.
“Non voglio dire come disse Nino Caponnetto nel giorno della strage, non dico nulla è finito tutto. I dico invece è ripartito tutto. Anche da un murales come questo si riparte – ha detto Manfredi Borsellino – E soprattutto con quel gesto di vittoria, perché mio padre era un inguaribile ottimista. Rappresentarlo con questo segno di vittoria ha colpito nel segno. Quella fotografia è tratta da una foto dell’album di famiglia. Mio padre, era in bicicletta, una gamba ingessata e sorrideva”.
Durante il discorso Manfredi Borsellino si interrompe non riesce a trattenere le lacrime. “E col segno di vittoria, perché mio padre voleva vincere questa guerra, ma gli è stato impedito – aggiunge – E’ stato lasciato solo da troppe persone vicine a lui anche dal suo mondo lavorativo. Ancora, siamo alla ricerca di questo amico che l’ha tradito. Mio padre è stato lasciato solo non solo dalle istituzioni, è stato lasciato solo da quel mondo professionale, lavorativo, giudiziario che lo circondavano, che forse più degli altri, avrebbe dovuto blindarlo, proteggerlo, salvaguardarlo come uno dei suoi figli prediletti”.






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