Nel trentatreesimo anniversario della morte di Rita Atria, il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani rinnova il proprio impegno nel custodire e trasmettere la memoria di una giovane donna che, a soli diciassette anni, scelse la giustizia come via di riscatto, pagando con la vita il coraggio di dire “no” a un sistema mafioso radicato nel cuore della propria famiglia e della propria comunità.

Ricordare Rita Atria oggi significa non lasciarla morire una seconda volta nell’indifferenza delle istituzioni, nel silenzio di certa antimafia e nell’inerzia della politica. Significa restituirle voce, dignità, consapevolezza storica. La sua non fu la parabola di una ragazza travolta dal dolore, ma il percorso lucido e consapevole di chi, pur giovanissima, comprese che non esiste giustizia senza verità, e che non vi può essere verità senza rottura di complicità e retaggi culturali.


La storia di Rita Atria è profondamente intrecciata con il tema della condizione femminile nei contesti di mafia. Figlia e sorella di uomini affiliati a Cosa nostra, crebbe in un ambiente dove il ruolo della donna era subordinato, silenzioso, funzionale al mantenimento dell’ordine patriarcale mafioso. Denunciare quel mondo significò, per Rita, rompere non solo un sistema criminale, ma anche uno schema culturale secolare, fatto di omertà, appartenenze obbligate, sottomissione e punizione del dissenso femminile.

È per questo che parlare di Rita Atria oggi nelle scuole non è solo un atto commemorativo, ma un’azione educativa necessaria, che ci permette di affrontare questioni centrali nell’educazione civica: la legalità, la giustizia sociale, la parità di genere, il valore della testimonianza e la responsabilità individuale.

Nel contesto scolastico, la figura di Rita Atria assume un significato pedagogico particolarmente profondo. È una storia che parla direttamente alle giovani generazioni, mostrando come la legalità non sia un concetto astratto ma una scelta quotidiana, spesso difficile, che richiede sacrificio, coerenza e senso critico.


Rita non fu una “pentita”, ma una testimone di giustizia: una distinzione fondamentale da evidenziare in ambito scolastico, poiché restituisce la piena responsabilità morale di chi sceglie di schierarsi, senza aver mai fatto parte del crimine, ma avendo avuto il coraggio di denunciarlo.

Nel tempo in cui viviamo, segnato da nuove forme di criminalità organizzata e da una crescente anestesia civile, trasmettere la memoria di Rita Atria nelle aule scolastiche è un esercizio di cittadinanza attiva, un antidoto contro l’apatia e la rassegnazione.

Nel 2022 l’Associazione Antimafie “Rita Atria”, insieme alla sorella di Rita, Anna Maria Atria, ha presentato un esposto alla Procura di Roma chiedendo la riapertura delle indagini sulla sua morte, accompagnato da nuove perizie e documentazione. Tuttavia, a oggi, nessuna risposta è giunta dagli organi competenti.


Questo silenzio, a oltre tre decenni di distanza, è inaccettabile. Non solo perché mina la fiducia dei cittadini nella giustizia, ma perché perpetua una narrazione incompleta e funzionale alla rimozione di una figura scomoda, difficile da incasellare nei confini rassicuranti dell’eroismo convenzionale.

Come Coordinamento, sosteniamo con forza la richiesta di cittadinanza onoraria per Rita Atria da parte del Comune di Roma, nonché l’intitolazione dell’area verde di Viale Amelia a suo nome. Non si tratta di semplici atti simbolici, ma di segnali concreti di una volontà istituzionale di riconoscere, finalmente, il valore e il sacrificio di questa giovane testimone.


Il 26 luglio, anche quest’anno, l’Associazione Antimafie “Rita Atria” tornerà in Viale Amelia, in forma raccolta ma determinata, come ogni anno. E noi saremo idealmente al loro fianco, con le nostre parole, con le nostre lezioni, con la nostra responsabilità educativa.

Rita Atria è una delle voci più alte della resistenza civile contro la mafia. È compito nostro, oggi, far sì che quella voce non venga soffocata.

Educare alla memoria di Rita Atria significa educare alla libertà, al dissenso costruttivo, alla forza del pensiero critico. Significa insegnare che un futuro diverso è possibile, anche quando tutto sembra ostile. “La mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci.” (Rita Atria)

prof. Romano Pesavento

presidente CNDDU

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