“Mio figlio Stefano fin dall’inizio ha manifestato il pensiero del suicidio. Però io speravo, che non si arrivasse mai a questo epilogo. Speravo che nella struttura dove era recluso sarebbe stato aiutato, supportato e che non si arrivasse mai a questo drammatico evento. La decisione del giudice di respingere la perizia psichiatrica per non è inaccertabile. Non era sta chiesta perché volevamo una riduzione di pena, ma perché mio figlio stava male”. Lo racconta la mamma di Stefano Argentino, Daniela Santoro intervistata da Gianluigi Nuzzi nella trasmissione Dentro La Notizia su Canale 5. Il giovane studente a Messina ha ucciso la studentessa di Misilmeri Sara Campanella a Messina.
“Se fosse stata accolta la nostra richiesta – aggiunge la mamma – non ci sarebbe stato questo drammatico epilogo”.
Lei aveva capito da madre l’ossessione di Stefano per Sara?
“Io ho accanimento, ossessione non non ho mai percepito nulla di tutto questo. Ho consigliato a Stefano di lasciar perdere Sara, perché dai racconti che mi faceva mi sono resa conto che da parte di Sara non c’era alcuna simpatia per mio figlio. Ho cercato di far capire a Stefano che era meglio lasciare stare e guardarsi attorno e pensare allo studio. E c’erano tante altre ragazze. Glielo dicevo di persona e gliel’ho detto anche tramite messaggi quando lui era a casa”.
In un messaggio Stefano aveva travisato le parole di Sara. “Dal modo come me l’ha raccontato si capiva che non era un ti amo e infatti io gliel’ho fatto presente. Stefano mi raccontò e mi disse e mi ha scritto, “Sara mi ha detto, cosa vuoi che ti dico che ti amo?” E mi fa, mamma mi ha detto ti amo. E io gli ho detto no, Stefano non ti ha detto ti amo. È diverso. Quindi io ho cercato di far capire a Stefano che non c’era nulla da parte di Sara nei suoi confronti. Mi è sembrato strano che lui non si sia reso conto che non gli ha detto ti amo”.
Per i genitori di Stefano sono stati momenti orribili. “Io non ho aiutato mio figlio a scappare. Mio figlio mi ha chiamato mentre io mi trovavo ad Avola e lui era a Messina e mi ha detto che doveva suicidarsi che la sua vita non era quella che avrebbe voluto. Io e mio marito siamo andati di corsa a Messina abbiamo rischiato di ucciderci e di fare un incidente sotto la pioggia battente. Io ho tenuto mio figlio collegato al telefono per evitare che facesse una pazzia”. Una telefonata drammatica. “Per favore, siamo vicini, siamo vicini, ti voglio abbracciare – continuavo a dirgli – E lui mi diceva, mamma, mamma, io mi devo suicidare perché la vita non mi è andata come io volevo. Io da mamma non lo auguro a nessuna mamma quello che io ho vissuto e sto vivendo perché veramente è troppo, troppo brutto ricevere una chiamata dal genere che il figlio si sta suicidando”.






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