E’ durata 8 minuti la seduta dell’Ars convocata questa mattina per incardinare la Finanziaria quater la manovra da 240 milioni uscita dalla Commissione bilancio nella notte fra mercoledì e giovedì e che dovrà essere adesso affrontata a Sala d’Ercole dalla prossima settimana. L’aula ha dato il termine per gli emendamenti che dovranno essere presentati entro martedì alle ore 10 (inizialmente eras stato stabilito lunedì alle ore 18 ma su richiesta del Pd si è allungato il termine), poi l’Ars avvierà martedì pomeriggio la discussione. La seduta è convocata proprio per martedì a partire dalle 11,00 ma prima di passare alla discussion generale sulla Finanziaria si voteranno altri due provvedimenti. E’ ipotizzabile che della manovra si cominci a parlare dalle ore 15,00 anche alla luce del termine per la presentazione degli emendamenti ampliato fino alle 10 di martedì

Clima teso

Ma il clima in cui la maggioranza dovrà discutere non è dei migliori. A renderlo teso le scelte fatte ieri dalla giunta regionale di governo che ha nominato Alberto Firenze manager dell’Ssp 6 di Palermo e confermato Salvatore Iacolino dirigente generale della pianificazione strategica in sanità. Due uomini che hanno come riferimento Forza Italia ma scelte che hanno causato tensione fra gli azzurri di Schifani e il principale alleato, Fratelli d’Italia. Gli uomini e le donne della Meloni in Sicilia avrebbero voluto il ritorno alla direzione della sanità di Mario la Rocca, attuale dirigente generale dei beni culturali, escluso dalla rosa dei nomi perché ritenuto in conflitto d’interessi. Un conflitto che, secondo lo stesso La Rocca, sarebbe frutto di un errore di valutazione fatto in fase istruttorio della pratica che lo riguarda, visto che già una inchiesta della magistratura in questo senso è stata archiviata proprio perché non sussiste alcuna incompatibilità.

Gli assessori di Fratelli d’Italia abbandonano la riunione di giunta

Fatto sta che gli assessori di Fratelli d’Italia ieri hanno consegnato una lettera di Mario la Rocca e hanno abbandonato la riunione di giunta. Per Schifani non c’è una spaccatura e la scelta fatta è esclusivamente tecnica non politica come fatto in diverse altre occasioni e dunque non era necessario alcun confronto politico, alcun vertice di maggioranza.

La tentazione del voto segreto e della ritorsione politica

Ma andando in aula a votare da martedì c’è il rischio concreto che queste tensioni rallentino tutto l’iter o peggio portino alla bocciatura di pezzi importanti della manovra come avvenuto a inizio agosto. In casa Fratelli d’Italia serpeggia la tentazione del ricorso al voto segreto per impallinare questo o quel provvedimento. Ma proprio in casa Fratelli d’Italia si ricorda che la battaglia per l’abolizione del voto segreto (che resiste) era uno dei cavalli di battaglia del governo Musumeci. dunque ricorrere a questo strumento da parte degli esponenti Meloniani sarebbe incoerente.

Ma la tentazione che c’è anche fra le opposizioni. Il Pd, solo per ricordare un episodio, mercoledì serra ha abbandonato per protesta i lavori della Commissione Bilancio.

L’incognita voto segreto, dunque, è dietro l’angolo attendendo una soluzione per abolire questo strumento o quantomeno ridurlo a pochi casi estreni