Un “quadro agghiacciante” emerge dalle indagini sull’omicidio di Pamela Genini, la 29enne modella milanese uccisa con almeno 24 coltellate nel suo appartamento di via Iglesias, a Milano. L’uomo accusato del delitto, Gianluca Soncin, 52 anni, originario di Biella e residente a Cervia, è attualmente in carcere e si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al giudice per le indagini preliminari Tommaso Perna, nel carcere di San Vittore.

Le indagini coordinate dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo delineano un caso di omicidio volontario pluriaggravato da premeditazione, crudeltà, futili motivi, legame affettivo e stalking.

Coltelli, pistole e chiavi sospette trovate in casa

Durante la perquisizione dell’abitazione di Soncin a Cervia, gli investigatori hanno sequestrato una decina di coltelli, tra cui cutter e serramanico, molto simili a quello usato per uccidere Pamela. Sono state inoltre rinvenute quattro o cinque pistole scacciacani e un mazzo di chiavi che potrebbe essere una copia di quelle dell’appartamento della giovane. Secondo quanto emerge dagli atti, l’uomo avrebbe duplicato di nascosto le chiavi per introdursi in casa di Pamela due giorni prima del delitto. Gli inquirenti stanno verificando se una delle scacciacani trovate sia la stessa usata per minacciare la ragazza, come raccontato da un testimone.

“Mi sta accoltellando, aiuto”: le ultime parole di Pamela

La sera dell’omicidio, Pamela era al telefono con il suo ex fidanzato e amico, Francesco Dolci. È lui a raccontare i momenti drammatici che hanno preceduto la tragedia. “Io ero al telefono con Pamela, si sentiva sicura in casa perché era convinta che non si potesse fare il doppione delle chiavi, lui invece l’aveva fatto di nascosto e si è intrufolato in casa. Ha iniziato a gridare ‘aiuto’ e poi a scrivermi messaggi. Mi ha chiesto di chiamare la polizia, io l’ho chiamata subito, ma alla fine il mostro ha fatto quello che aveva già in mente da tempo di fare”.

Gli agenti, accorsi sul posto, hanno sentito le urla della giovane che gridava: “Mi sta accoltellando, aiuto!” mentre salivano le scale. Quando sono entrati nell’appartamento, per Pamela non c’era più nulla da fare.

Un incubo durato un anno e mezzo

Il racconto di Dolci, confermato da conoscenti e amici della vittima, ricostruisce un percorso di violenze e minacce durato oltre un anno e mezzo. “Pamela voleva scappare, stava programmando la fuga. Voleva una famiglia, un ragazzo normale, crearsi un futuro e sposarsi, non lo voleva da lui”, ha raccontato Dolci durante un’intervista televisiva a Storie Italiane su Rai 1.

“Era arrivata al punto di andare all’estero, mossa dalla disperazione. Noi le abbiamo detto di denunciarlo tante volte, ma lui le diceva ‘lo sai che ti succede se mi lasci o mi denunci’. Faceva appostamenti, la seguiva, la minacciava. Ha vissuto un incubo”.

Le parole dell’uomo delineano un’escalation di violenza fisica e psicologica. Pamela, spiegano gli amici, non aveva sporto denuncia per paura e vergogna. “Stava con uno psicopatico e lei me lo diceva. Non voleva essere giudicata”.

Precedenti tentativi di aggressione

Le indagini stanno verificando anche eventuali precedenti denunce presentate da Pamela in altre città. Al momento, a Milano non risultano segnalazioni formali, ma diversi testimoni hanno riferito di episodi di violenza ripetuti.

Secondo Dolci, “All’Isola d’Elba aveva tentato di buttarla giù dal terrazzo e ucciderla solo perché una coppia aveva fatto i complimenti al suo cane Bianca”. Da quel momento, Soncin avrebbe cominciato a girare armato, portando sempre con sé coltelli e pistole scacciacani. “Ha iniziato un’escalation: botte, schiaffi senza motivo, pugni sui denti. Chiedeva scusa ma era semplicemente un gioco a rialzo per arrivare dove doveva arrivare”, ha dichiarato ancora Dolci.

Le accuse: omicidio aggravato e stalking

La Procura di Milano ha chiesto la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere per Gianluca Soncin. L’uomo è accusato di omicidio volontario aggravato da:

  • Premeditazione
  • Crudeltà
  • Futili motivi
  • Legame affettivo
  • Stalking

Durante l’interrogatorio davanti al gip Tommaso Perna, Soncin ha scelto di non rispondere alle domande della magistratura.

Nel frattempo, agli atti è stata depositata la relazione medico-legale preliminare, che parla di almeno 24 coltellate, anche se il numero esatto sarà stabilito dall’autopsia, affidata alla nota anatomopatologa Cristina Cattaneo dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Milano.

Un femminicidio annunciato

“Questo è un mostro, lo dicevo a Pamela. Lui da tempo premeditava quello che ha fatto”, ha affermato l’ex fidanzato. “Minacciava di ammazzare lei, la madre, la famiglia, la sorella incinta”.Un quadro che l ascia poco spazio ai dubbi sulla premeditazione e sulla ferocia dell’aggressione. Secondo le testimonianze, Pamela negli ultimi mesi aveva cercato di ricostruire la sua vita, frequentando amici e cercando di ritrovare un po’ di serenità. Ma la paura non l’aveva mai abbandonata. “Aveva ricominciato a circondarsi di amici, amiche e le portava a casa perché almeno si sentiva più protetta. Stava finalmente uscendo dal vortice, ma non ne ha avuto il tempo”, ha ricordato Dolci.

Un’indagine in corso e una ferita aperta

Nei prossimi giorni la Procura di Milano depositerà la decisione sulla convalida del fermo e la custodia cautelare per Soncin. Parallelamente, continueranno gli accertamenti medico-legali e l’ascolto dei testimoni, per ricostruire con precisione le ultime ore di vita di Pamela. L’obiettivo degli inquirenti è ricostruire l’intera catena di eventi che ha portato all’ennesimo femminicidio in Italia, uno dei più brutali degli ultimi anni.