“Quando il trambusto mediatico si sarà disperso e la storia dell’omicidio Taormina verrà archiviata nei pesanti annali della cronaca nera palermitana, in città, come nel più tragico dei copioni, tornerà a piombare il silenzio. Un silenzio assordante, soprattutto per gli appartenenti alla classe politica intesa nella sua globalità, a prescindere dalle collocazioni ideologiche dei singoli”. Lo dice Elio Ficarra, ex consigliere comunale.

“Ma malgrado l’abitudine, questa volta sarà particolarmente difficile ignorare lo sfogo di quei cittadini schierati in prima linea per la prevenzione del crimine nelle aree del comune giudicate a rischio. Perché esistono parole dall’eco inestinguibile. Come quelle riferite da un insegnante del quartiere Zen ma pronunciate ieri da un suo alunno di soli nove anni – aggiunge Ficarra –  “Se non la finisci farai la fine di Taormina”, oppure: “Io da grande farò lo spacciatore”. Chiediamoci per un attimo se queste siano le parole di un potenziale carnefice o piuttosto quelle di una vittima della collettività. Un figlio come i nostri a cui però sarà impossibile spiegare il concetto di “Stato”, perché intorno a lui non vi sono tracce che ne determinano la presenza. Tra qualche mese ripartirà la campagna elettorale, e allora lo Zen ritornerà ad essere un facile palcoscenico da cui promuoversi per partecipare alla grande corsa. Ma noi scegliamo di esserci adesso. 

Attraverso la presenza quotidiana e il dialogo costante con i privati cittadini e il mondo dell’associazionismo. Lo scopo è quello di portare al centro del dibattito pubblico la necessità di investire non solo nella sicurezza, ma anche nell’inclusione sociale e nella formazione dei giovani, consapevoli del fatto che non vi potrà essere ritorno all’ordine se così tanti nostri concittadini continueranno ad essere lasciati indietro.”

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