Il ristorante “Le Bistrò” di Trappeto non chiuderà per cinque giorni e potrà mantenere il gazebo esterno sul lungomare, zona centrale del paese. Il Tar di Palermo, ha dato ragione – almeno in questa fase – al ristoratore, sospendendo l’ordinanza con cui il Comune aveva disposto lo sgombero del gazebo esterno e la chiusura dell’attività per cinque giorni. La decisione è arrivata con un provvedimento cautelare della Prima Sezione.

                                       Ribaudo Giuseppe avvocato

La vicenda nasce dal mancato rinnovo della concessione di suolo pubblico, indispensabile al locale per posizionare il gazebo esterno sul lungomare, struttura essenziale per accogliere i clienti. Secondo il Comune, il ristoratore non avrebbe avuto i requisiti necessari per il rinnovo in quanto rientrante tra i soggetti considerati “irregolari” secondo il nuovo regolamento comunale sul contrasto all’evasione dei tributi locali. Questo regolamento prevede in sostanza che, in caso di presunte irregolarità nei pagamenti di tributi o altre somme dovute al Comune dall’operatore economico, l’ente possa negare automaticamente autorizzazioni, permessi e rinnovi.

Il mancato rinnovo ha portato a una serie di atti: prima l’ordine di sgombero del gazebo, poi la minaccia di esecuzione coattiva e infine la chiusura dell’attività per cinque giorni. Una misura molto pesante per un esercizio commerciale che lavora soprattutto con gli spazi esterni. Il ristorante, assistito dagli avvocati Giuseppe Ribaudo e Francesco Carità, ha impugnato i provvedimenti davanti al Tar, sostenendo che il Comune avrebbe applicato il nuovo regolamento in modo automatico, senza garantire un confronto reale con l’interessato. In altre parole, il ristoratore lamentava di non essere stato messo nelle condizioni di spiegare la propria posizione o di chiarire eventuali irregolarità prima che venissero adottate misure così drastiche.

                                     Francesco Carità, avvocato

Il Tar ha ritenuto fondate queste contestazioni. Nella sua ordinanza, infatti, ha spiegato che l’introduzione di un regolamento così incisivo capace cioè di produrre effetti immediati e molto penalizzanti sull’attività di un’impresa – richiede al contrario maggiori garanzie per i cittadini e gli operatori economici. Tra queste garanzie rientra il cosiddetto “contraddittorio”, cioè la possibilità per il privato di essere ascoltato, di presentare documenti, di chiarire la propria posizione prima che l’amministrazione adotti provvedimenti sfavorevoli.

Secondo i giudici, questa fase di confronto non sarebbe stata adeguatamente rispettata dal Comune di Trappeto. Per questo motivo, il Tar ha sospeso sia lo sgombero sia la chiusura dell’attività, disponendo che l’intera pratica venga riesaminata dall’amministrazione “in pieno contraddittorio”, cioè dialogando con il ristoratore e valutando attentamente tutte le sue osservazioni.

Soddisfatti gli avvocati Ribaudo e Carità, che commentano così la decisione: “L’ordinanza del Tar Palermo riafferma che strumenti regolamentari volti al contrasto dell’evasione fiscale non possono tradursi in misure punitive prive di contraddittorio, né comprimere in modo sproporzionato la libertà d’impresa. La decisione ripristina il corretto equilibrio tra le prerogative dell’amministrazione e i diritti degli operatori economici”. La vicenda quindi è tutt’altro che conclusa: il Comune dovrà ora riavviare l’iter e ascoltare in contradditorio il ristoratore che potrà presentare documenti a sua difesa.