Vivono tra i boschi dell’Abruzzo, in un casolare isolato nel territorio di Palmoli, in provincia di Chieti. È qui che per anni hanno scelto di crescere i loro tre figli lontani dalla società e dalle sue regole. Ma la storia della famiglia Trevallion-Birmingham, ribattezzata dai media come la famiglia del bosco, è molto più complessa di un semplice ritorno alla natura.
Un anno fa, nel 2024, Catherine Birmingham decise di fuggire con i suoi bambini. Una scelta dettata dalla paura: quella che i servizi sociali potessero intervenire per allontanarli. Una scelta estrema, che ha dato il via a una lunga vicenda giudiziaria e mediatica, culminata solo di recente con l’intervento delle autorità.
Una fuga silenziosa e pianificata
La donna lasciò Palmoli senza preavviso e fece perdere le proprie tracce. Si diresse verso Bologna, insieme ai figli, eludendo investigatori e servizi sociali. A riportarlo è il quotidiano Il Centro, che sta seguendo passo dopo passo l’evolversi della vicenda.
Nel frattempo, Nathan Trevallion – il marito – rimase nel casolare, ma non collaborò con le autorità. Anzi, coprì la fuga della moglie fornendo false informazioni agli investigatori. In un’occasione, dichiarò che Catherine fosse rientrata in Inghilterra con i figli, mentre lui rimase in Italia per “risolvere la situazione”.
La comunicazione con le istituzioni si ridusse a qualche mail. A metà novembre, fu Catherine a scrivere ai carabinieri: “Non rivelerò assolutamente la posizione”, affermò, parlando della “minaccia che ci portino via i nostri figli”. Un atteggiamento che proseguì per settimane. Solo all’inizio di dicembre, un legale consigliò alla coppia di “non nascondersi alle istituzioni”. Ma l’appello rimase inascoltato.
Il Natale che cambia tutto
Il 25 dicembre, un segnale. Catherine inviò una nuova mail alla polizia e questa volta comunicl l’indirizzo preciso in cui si trovava con i figli: Valsamoggia, nel Bolognese.
La donna tornò infine in Abruzzo, raggiungendo il casolare di Palmoli. Una mossa dettata dalla speranza, poi rivelatasi infondata, che il procedimento avviato dai servizi sociali potesse essere accantonato. Nel frattempo, però, il sistema di protezione dei minori aveva già avviato le sue verifiche. E le preoccupazioni iniziali si sono trasformate in provvedimenti.
La rinuncia dell’avvocato e le pressioni esterne
Nelle ultime ore, un nuovo elemento ha contribuito ad alimentare l’attenzione pubblica sul caso. Giovanni Angelucci, legale della famiglia, ha annunciato la rinuncia al proprio incarico. “Purtroppo – scrive in una nota – dopo attenta riflessione ho deciso, non senza difficoltà, di rinunciare al mandato difensivo a suo tempo conferitomi dai coniugi Nathan Trevallion e Catherine Birmingham”.
La motivazione è chiara: “Negli ultimi giorni i miei assistiti hanno ricevuto troppe pressanti ingerenze esterne che hanno incrinato la fiducia posta alla base del rapporto professionale che lega avvocato e cliente”. Un passo sofferto, sottolinea l’avvocato, che avrebbe preferito evitare. Anche perché, come specifica nel comunicato, proprio quella mattina aveva preso un appuntamento con una psicologa specializzata in psicoterapia cognitivo comportamentale per supportare tecnicamente la coppia nel futuro giudizio.
“Difesa monca, scelta inevitabile”
Per Angelucci, quei passaggi tecnici erano “imprescindibili” per la predisposizione del ricorso in scadenza. Ma, visto il poco tempo disponibile e le difficoltà nella comunicazione con i suoi assistiti, ha ritenuto “doveroso e necessario rinunciare al mandato difensivo”. “Non potendo in tutta coscienza e nel rispetto della deontologia professionale impostare una difesa monca e non aderente alla linea difensiva concordata, ho dovuto fare un passo indietro”, ha affermato.
Tuttavia, il legale non chiude la porta: si dice disponibile a offrire chiarimenti e supporto futuro alla famiglia, che definisce “splendida”, sottolineando l’intenso legame umano sviluppato durante la collaborazione. “Auguro a tutti loro buona vita – conclude – ed auspico di trovare quella pace e serenità tanto agognate, che possono essere raggiunte solo smussando gli angoli e spalancando mente e cuore!”.

Famiglia del bosco
Le domande aperte di una vicenda complessa
Il caso della famiglia Trevallion-Birmingham riapre interrogativi complessi. Qual è il confine tra libertà educativa e tutela dei minori? Come si concilia il diritto di crescere i propri figli in autonomia con il dovere dello Stato di vigilare sul loro benessere?
Le autorità competenti, nei prossimi mesi, dovranno rispondere a queste domande. Intanto, la famiglia è ancora al centro di un procedimento che promette nuovi sviluppi. Nel frattempo, resta la tensione tra chi difende il diritto a uno stile di vita alternativo e chi, invece, sottolinea la necessità di garantire ai bambini tutte le opportunità educative, sanitarie e sociali.
Lo sapevi che…?
- Il comune di Palmoli, dove vive la famiglia, ha poco più di 800 abitanti e si trova nell’entroterra abruzzese, a circa 700 metri d’altitudine.
- La vicenda ha riportato l’attenzione su casi analoghi in Italia e in Europa, dove alcune famiglie scelgono l’autosufficienza e l’isolamento per ragioni ideologiche o spirituali.
- Secondo l’ISTAT, in Italia nel 2023 erano 23.000 i minori seguiti dai servizi sociali per situazioni familiari a rischio.
FAQ
- Chi sono i Trevallion-Birmingham? Una coppia che vive con i figli in un casolare nei boschi di Palmoli, in Abruzzo, nota per aver scelto uno stile di vita isolato e alternativo.
- Perché sono finiti sotto l’attenzione dei servizi sociali? Per verificare le condizioni di vita dei bambini, che vivevano lontani da strutture sanitarie, scolastiche e sociali.
- Cosa è successo a Bologna? Catherine Birmingham è fuggita con i figli per sfuggire a un possibile allontanamento da parte dei servizi sociali.
- L’avvocato Angelucci ha lasciato il caso: perché? Ha denunciato “ingerenze esterne” che avrebbero compromesso la fiducia con i suoi assistiti, rendendo impossibile una difesa efficace.
- La famiglia è ancora in Abruzzo? Sì, al momento si trovano nel casolare a Palmoli, ma il caso è ancora aperto e sotto osservazione delle autorità.






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