“La riforma della giustizia è una esigenza per questo Paese e quella che è stata approvata e che si avvia verso la sottoposizione a referendum è una riforma nell’interesse dei cittadini e per la libertà della magistratura, che serve e impedire che i giochi delle correnti entrino nella formazione di atti che invece devono essere amministrativi. E’ una riforma di civiltà che ha un gran senso”.
Il presidente della Regione Renato Schifani ha espresso senza remore il suo pensiero sulla riforma della giustizia che separa le carriere fra magistrati inquirenti e giudicanti e introduce il sorteggio per la scelta dei componenti ti del Csm. Lo ha detto durante l’evento del comitato referendario del Sì a Palermo.
Mulè coordinatore nazionale del comitato del Sì
“L’Italia ha effettivamente bisogno di un giudice che sia terzo e imparziale: questa figura resterà autonoma e indipendente, perché la riforma non incide in alcun modo sull’autonomia e sull’indipendenza” ha sottolineato il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè a margine del convegno ‘Vota sì. Per una giustizia giusta’, tenutosi all’Astoria Palace Hotel a Palermo.
“Avremo una giustizia giusta, equa e che commetterà molti meno errori– continua Mulè, – Ogni giorno in Italia ci sono due casi di ingiusta detenzione, con un pubblico ministero che non è più il dominus del processo e un giudice realmente libero avremo finalmente una giustizia giusta. Dalla popolazione ci aspettiamo ascolto: vogliamo spiegare le nostre ragioni e convincere le persone, perché la giustizia riguarda ognuno di noi”.
“Chiunque può finire in quello che per molti è un tritacarne: questa riforma risolve il problema della terzietà e dell’imparzialità del giudice. Parlare di magistratura assoggettata alla politica con il sì al referendum è una delle più grandi bugie che si possano raccontare: la riforma non va in alcun modo a incidere sull’indipendenza della magistratura, anzi mantiene in toto l’articolo 104 della Costituzione; autonomia e indipendenza rimangono esattamente come sono scritte, si fa solo in modo che il giudice sia libero, terzo e imparziale”.






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