Antonio Perna

Giornalista free-lance, tessera Odg 58807, cronista dal 1986 anno in cui l'Italia per la prima volta si connette a Internet

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È presente un elemento quasi liturgico nelle dichiarazioni con cui Vladimir Putin continua a raccontare l’Ucraina: una formula ripetuta, sempre uguale, come se la forza dell’affermazione potesse sostituire la verità dei fatti. 

Egli sostiene che il Donbas sia “territorio russo” da tempo immemoriale e che la guerra non sia altro che la conseguenza di una ribellione illegittima, quella del 2014, quando — secondo la sua versione — l’Ucraina avrebbe tradito un destino storico scritto altrove.

Non è la prima volta che un leader tenta di piegare la storia al proprio volere; accade spesso quando si cerca di mascherare il presente con il velo nobile del passato. E tuttavia colpisce come questa narrazione trovi ancora ascolto, anche in Italia, in una parte dell’opinione pubblica attratta da un’idea di ordine imperiale che rassicura per la sua apparente solidità, dimenticando però il prezzo umano che essa trascina con sé.

Proviamo dunque a ribaltare lo schema. 

Se applicassimo all’Italia lo stesso criterio adottato dal Cremlino, potremmo rivendicare la Corsica dei Genovesi, l’Istria e la Dalmazia dell’Ottocento, Nizza e magari qualche altra propaggine mediterranea. E se volessimo salire più indietro, verso gli splendori della romanità, potremmo persino evocare Odessa e la Crimea, terre lambite dall’impero quando Mosca non era ancora una città ma un’ipotesi lontana nella geografia delle steppe. 

Ma la storia non procede così: non è un archivio di titoli di proprietà che si attivano a piacimento, bensì un lungo cammino di trasformazioni, rotture e rinascite, dove ogni epoca costruisce la propria legittimità, non eredita quella degli antichi imperi.

C’è poi il 2014, l’anno che Putin trasforma nel fulcro della sua visione distorta. Secondo lui fu un colpo di Stato, orchestrato da potenze straniere. La verità, che chiunque abbia seguito gli eventi conosce bene, è opposta: fu una rivoluzione civile, ???????? l’Euromaidan, nata dalla richiesta di sottrarre il Paese alla corruzione e a una dipendenza politica sempre più soffocante. Fu la scelta di un popolo che decise di orientarsi verso l’Europa non per imposizione altrui ma per una volontà di libertà. Quella scelta fu democratica nel senso più alto e originario del termine.

E allora ci si accorge che il racconto del Cremlino non è propriamente un’analisi, ma un artificio narrativo, un tentativo di riscrittura del passato per giustificare l’aggressione del presente. Una pratica che nella storia abbiamo visto molte volte e che sempre, prima o poi, si infrange contro l’ostinazione dei fatti. Perché i fatti, per quanto si cerchi di deformarli, tornano a galla con la testardaggine della verità.

La politica può mentire, la propaganda può amplificare, ma la storia — quella vera — non accetta padrone. E alla fine presenta il conto.

 

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