Non solo il governo di Liberazione, l’invito a farsi ridare i soldi del Ponte sullo Stretto,  la richiesta di dimissioni dell’Assessore all’economia e gli attacchi alla maggioranza schiava dei suoi stessi conflitti interni. Cateno De Luca ha lanciato mille provocazioni una dietro l’altra a margine della sua conferenza stampa di ieri.

Azzerare la giunta e ripristinarla con un metodo matematico

“Il presidente Schifani deve prendere atto che l’attuale assetto di governo non regge più. L’unica strada è azzerare la giunta e presentarsi in Parlamento con un fatto politico nuovo” chiede Cateno De Luca, illustrando la proposta avanzata ufficialmente per superare la crisi dell’esecutivo regionale.

Secondo De Luca, in assenza di una reale solidarietà politica tra i partiti di maggioranza, ogni rimpasto parziale è destinato a fallire: “Non esiste più un collegamento politico stabile. Le faide interne hanno paralizzato l’azione di governo e trasformato l’esecutivo in un campo di battaglia permanente”.

Un assessore ogni 4 deputati

Da qui il metodo consigliato a Schifani, definito «semplice, chiaro e matematico»: “L’attuale maggioranza è composta da 44 deputati e la giunta da 12 assessori. Il criterio è elementare: un assessorato ogni quattro deputati. In questo modo ogni forza politica viene responsabilizzata e, soprattutto, tutti i capi tribù che hanno alimentato queste faide vengono accontentati, togliendo loro ogni alibi e riportando la discussione sul terreno delle responsabilità”.

Rimettere in pista gli assessori Dc che non hanno colpe

Nel quadro di questa riorganizzazione, De Luca chiede il ripristino dei due assessorati revocati alla Democrazia Cristiana: “È una questione di coerenza politica. I due assessori rimossi non avevano alcuna ombra giudiziaria, a differenza di altri esponenti di altre forze politiche. Quegli assessorati vanno ripristinati senza ambiguità”.

Altro punto qualificante della proposta è il superamento delle giunte tecniche: “Serve una giunta politica a tutti gli effetti. In questa fase i tecnici non hanno risolto i problemi, anzi li hanno aggravati. La responsabilità deve tornare pienamente alla politica”.

Gennaio sia il mese del cambiamento o si stacchi la spina

De Luca indica infine una scadenza precisa: “A gennaio Schifani deve presentarsi in Parlamento con un fatto politico nuovo. In caso contrario, si abbia il coraggio di staccare la spina e tornare al voto. Noi, in ogni caso, il 18 gennaio a Caltagirone apriremo un nuovo corso con il Governo di Liberazione”.

La lettura dei detrattori

Secondo i detrattori, però, il nuovo attivismo di De Luca è soltanto un modo per fare da spalla al ritorno della Dc, magari con un solo assessore (se sono uno ogni 4 deputati, il partito non arriva ad 8) e per ritagliarsi, magari, uno spazio per un assessorato dedicato al suo di partito.

Il futuro di Sud Chiama Nord

Con la nascita del Governo di Liberazione e di “Ti Amo Sicilia” c’è poi chi parla di fine di Sud Chiama Nord, il partito di de Luca all’Ars ma su questo insorge la presidente Castelli.

“Ho letto nelle ultime ore diverse imprecisioni diffuse da alcuni organi di pseudo-informazione. Se non è malafede, poco ci manca: il tentativo è chiaramente quello di disorientare i cittadini. Ma perché? C’è chi racconta che SUD chiama NORD sarebbe finito, liquidato, messo da parte. Non c’è nulla di più falso. Sud chiama Nord è vivo, presente e determinato. Il nostro movimento continuerà ad agire e a crescere. La nostra comunità è e sarà rappresentata sui territori grazie a centinaia di amministratori locali, nelle istituzioni regionali e nazionali con i nostri parlamentari”.

Un pezzo del governo di liberazione

“Sud chiama Nord sarà un pezzo fondante e integrante del Governo di Liberazione, che il 18 gennaio verrà lanciato a Caltagirone da Cateno De Luca. Noi ci saremo, e invito tutti a esserci. Nei prossimi mesi Cateno De Luca lavorerà per far evolvere questo progetto che va oltre i partiti, allargando gli orizzonti alla società civile, all’associazionismo e a tutti quei mondi reali e concreti che rappresentano la nostra terra”.

“Sud chiama Nord, come ha già dimostrato nell’ultimo anno, continuerà il suo cammino grazie a una classe dirigente in continua crescita, in Sicilia e in tutto il Sud Italia. Capisco che a certi mondi di apparato e di sistema diamo fastidio, ma dovranno farsene una ragione: ci siamo e ci saremo”.

“Lo ribadiremo il 3 gennaio a Catania, in occasione dell’assemblea di Sud chiama Nord, per tracciare insieme il percorso e la strategia dei prossimi mesi. Viva Sud chiama Nord” conclude Laura Castelli, presidente di Sud chiama Nord.