Cosa è diventato questo Paese se uno dei cardini fondamentali della nostra Costituzione oltre che della civiltà umana, quello della responsabilità penale che non può che essere strettamente personale, viene travolto dal furore cieco delle Erinni giustizialiste, dalla pena medievale di infamia, dal pregiudizio politico che condanna peggio del giudizio penale.
Cosa è diventata questa Sicilia se dopo la “guerra dei trent’anni” contro la mafia si continua ancora, in quella straordinaria terra, ad alimentare la mala pianta della mafia e a cibarsene fino al punto da condannare con il mafioso originario – e oltre ogni umanamente possibile futura generazione – tutte le sue discendenze anche se mafiose non lo sono mai state.
Non occorre essere Leonardo Sciascia per pensare che questa professione di fede antimafiosa che esige non solo la perdita della patria potestà del mafioso ma anche l’abiura dell’amore filiale e il ribattezzo del figlio con l’acqua santa dell’antimafia, significa la fine della civiltà del diritto e del nostro essere e considerarci umani.
Conosco Nuccia Albano e tutti i siciliani dovrebbero specchiarsi nella sua onestà e umanità. Bene ha fatto Totò Cuffaro a presentarla alle elezioni e con lei onorare e dare lustro alla sua Democrazia Cristiana. Bene ha fatto il Presidente Renato Schifani a fidarsi per il governo della Regione della sua professionalità e competenza di cui la Sicilia ha bisogno.
L’amore di giustizia, il senso di umanità e ragioni di opportunità impongono che Nuccia Albano continui a svolgere la sua missione nel prestigioso ruolo che le è stato assegnato. Fare diversamente, significherebbe cedere al ricatto, dare credito all’infamia, accettare la giurisdizione del tribunale del popolo e le sue condanne a morte.
Onore a Nuccia Albano! Forza e coraggio a Totò Cuffaro e a Renato Schifani!
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