“Chi sta per brindare alla richiesta di archiviazione dell’indagine sui miei stalker sappia che non mi arrenderò fin quando non avrò visto in un’aula di tribunale i responsabili del mio incubo, le persone che hanno rovinato la mia vita e quella dei miei due figli”. Mari Miserendino, messa alla berlina nel poster della vergogna con il titolo “Gli amanti della mia ex moglie” ha deciso di raccontare quattro anni di paura, di auto date alle fiamme, di minacce di morte, di vergogna e paura.

Lo stalker

La donna ha parlato in un’intervista a La Repubblica. “Sono convinta che non sia una sola persona ad avermi rovinato la vita. Ai carabinieri ho fornito tutti i dettagli, i sospetti, le circostanze, ogni elemento per arrivare ai responsabili. È tutto scritto nelle mie denunce. È passato un anno e mezzo, non sono mai stata sentita dalla magistrata, che  è una donna, e ora leggo della richiesta di archiviazione. Sono amareggiata e rabbiosa. Ma non ho intenzione di arrendermi”

Contro l’archiviazione

La Miserendino non vuole arrendersi e si opporrà all’archiviazione: “Finalmente avrò a disposizione tutte le carte dell’indagine. Con l’aiuto dell’amica Giorgia Butera potremo integrarle, capire perché in diciotto mesi non si è riusciti ad avere elementi almeno per chiedere un rinvio a giudizio. Spero di sbagliarmi, ma questa mossa della procura suscita in me brutti pensieri, mi toglie fiducia nella giustizia, mi fa sospettare che non si sia voluto andare fino in fondo a questa vicenda”.

La donna poi ipotizza che qualcuno possa essere “coperto”: “Ci sono amicizie importanti, personaggi in vista e rapporti da tenere. Un processo su questa storia imbarazzerebbe molte persone. Io non ho nulla da nascondere, quello che ho subito è indiscutibile: ci sono le carcasse delle auto, i manifesti vergognosi, le minacce di morte, i video pornografici. Tutto documentato. Basta solo unire i puntini e il quadro emerge chiaro”.

Il volantino

“Non era il primo – dice la donna -.Ce n’era stata una prima versione, che venne inviata nel 2020 alla mia avvocata di allora: era quasi identica nella grafica, segno che c’è un file creato quattro anni fa. Aveva solo alcune date differenti e c’erano un paio di persone diverse. Anche questo fatto è stato ribadito agli inquirenti, insieme con i miei sospetti sul responsabile. Oggi leggo questo particolare dell’intercettazione tra uno dei sospettati e un tipografo e mi chiedo come si possa arrivare a un’archiviazione. È passato più di un anno dal giorno in cui il centro di Palermo fu tappezzato con il suo volto e quello di quindici uomini. Continuo a vivere nella paura, non mi sono più comprata un’auto, ho il terrore che brucino quella del mio nuovo compagno. Sono convinta che il fatto stesso di essermi esposta abbia fermato i miei stalker. Sanno che non mi farò più umiliare, che non resterò in silenzio”.