Ieri sera, mercoledì 26 gennaio, il direttore del Foglio, Claudio Cerasa ha confermato che c’è stato un incontro tra il leader della Lega Matteo Salvini e il giurista Sabino Cassese, ex giudice della Corte Costituzionale.

Inoltre, stando a quanto si apprende da fonti vicine a Fratelli d’Italia, a Giorgia Meloni non dispiacerebbe il nome dell’ex ministro per la funzione pubblica nel governo Ciampi, che oggi ha 86 anni.

Il diretto interessato, contattato da Repubblica, ha detto: “Salvini non lo conosco, io vivo come i monaci stiliti, che scelsero di vivere su una colonna. Ecco, non vedo nessuno, manco i miei nipoti…”.

E sull’incontro ‘straconfermato’ dal direttore del Foglio: “Cercherò il direttore Claudio Cerasa, e gli domanderò la fonte. Ecco, lui sì che una volta è stato ospite a casa mia, a pranzo”.

Sulla sua candidatura, Cassese ha replicato: “Perché lo vuole escludere?“, rimarcando, però, che “si è creata attorno all’elezione del capo dello Stato un’attenzione smodata. Non trova che i problemi dell’Italia siano altri? Invece tutti parlano soltanto del prossimo presidente della Repubblica”. E ha aggiunto che “ci sono cose più importanti. Tra qualche decennio saremo trenta milioni, perché nessuno fa piu’ figli. Abbiamo il tasso più basso di laureati nella Unione europea, il minor numero di nuovi iscritti quest’anno. La sanità territoriale è tutta da rifondare. La scuola pure”.

Sabino Cassese è nato ad Atripalda, in provincia di Avellino, in Campania. È stato ministro per la funzione pubblica nel Governo Ciampi dal 29 aprile 1993 all’11 maggio 1994 e giudice della Corte Costituzionale dal 9 novembre 2005 al 9 novembre 2014. Già Nel 2013 si fece il suo nome quale possibile candidato del Partito Democratico alla Presidenza della Repubblica.

Durante la pandemia di COVID-19, è intervenuto pubblicamente più volte contro il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, criticando l’eccessivo ricorso allo strumento del Dpcm per le misure di contenimento epidemiologico: “L’articolo 16 della Costituzione sancisce che solo un atto avente forza di legge può limitare restrizioni alla libertà personale e allo spostamento in caso di rischi connessi alla salute pubblica, quindi sarebbe stato meglio se il Governo avesse emanato decreti-legge da far convertire al Parlamento e poi, usare gli atti amministrativi, come il DPR”.

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