Potrebbero essere considerate icone del femminismo antimafia, infaticabili smascheratrici di ogni pregiudizio di genere, acute osservatrici capaci di trasformare un disagio doloroso in una forte presa di posizione politica e sociale.

Rita Atria, Felicia Impastato, Franca Viola sono le tre voci che si raccontano in prima persona e che in una atmosfera di inquietante attualità passano a scandaglio eventi cruenti generati da mentalità mafiose o da una visione arcaica del ruolo femminile che continuano ad interrogarci e che non devono essere dimenticate. 

Dal racconto delle proprie vite, narrate tra sfoghi e pagine di cronaca giornalistica, passando per intensi ritratti introspettivi, interviste personali di disubbidienza al potere patriarcale e punti di vista di lungimirante audacia, fino ad arrivare alla fine delle loro storie, con parole vibranti nell’urgenza di un pensiero che, spronando all’inquietudine, sono in grado di spalancare immensi squarci su quel mondo che ancora oggi – spesso nel silenzio opprimente delle mura domestiche – non permette alle donne di vivere un’esistenza libera e degna. 

Che Marcello Alessandra scriva su di un matrimonio riparatore non accettato o sulla condizione di una giovane figlia pentita di un boss e sotto protezione, che si scagli contro la reificazione del corpo femminile, frutto malato di una mentalità primitiva, purtroppo ancora viva non soltanto nel cuore profondo della Sicilia; egli mantiene sempre un tono teso alla razionalità, inscalfibile ma capace di accordarsi alle ragioni plurali delle società e degli individui che hanno pagato a caro prezzo il loro legittimo diritto all’esistenza.

 

Questa “nausea civile” di fronte all’ottusità della barbarie mafiosa che intride pensieri, territori e persone, si unisce al desiderio di superare, grazie all’arma limpida della libertà di pensiero, il muro orrido dell’incultura, ricongiungendo in un unico testo teatrale l’unione di due momenti contrapposti che definiscono e si ricongiungono in un’unica esperienza.

 

Lo spettacolo “Donne” del noto psichiatra, recentemente rappresentato al Teatro Biondo di Palermo con le musiche inedite di Alessio Alessandra e le sonorizzazioni di Giuseppe Rizzo, ha mostrato ancora una volta come l’opera teatrale costituisca un veicolo di comunicazione immediata, efficace, per parlare di violenza, di mafia, di silenzi esplosivi. 

E la forza coinvolgente delle voci di Egle Mazzamuto, Gisella Vitrano e Alessandra Turrisi ha fatto riemergere con trepidazione il coraggio di quelle donne.  

E per continuare a diffonderne il messaggio presto sarà possibile scaricare da un QRCODE i testi e le informazioni giornalistiche sulle tre donne protagoniste. Il QRCODE verrà trasmesso a tutte le scuole di grado secondario e superiore, perché parlando di Rita Atria, di Felicia Impastato e di Franca Viola, raccontando le loro storie, il messaggio continua a vivere e a rinnovarsi, in un presente che impone nuove sfide culturali che siano finalmente in grado di estinguere ogni forma di violenza e di sopraffazione verso la parte più debole e sensibile dell’umanità.

 

Lo spettacolo “Donne” è stato prodotto dalle associazioni AIL e StupendaMente ed è stato dedicato alla memoria di Barbara Capovani, medico psichiatra uccisa durante il servizio davanti al suo reparto a Pisa, altra donna altra “eroina” che ha creduto fino alla fine alla missione di medico.

 

Testo da leggere, pièce da vedere. 

Messaggio da diffondere e comunicare. 

  

 

 

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