A Tripi, paesino di appena 750 anime del Messinese, incastonato tra i monti Nebrodi e Peloritani, gli archeologi hanno portato alla luce i resti di un’imponente stoà d’epoca greco-romana. Blocchi di pietra e un terrazzamento identificano questo spazio nel portico che generalmente è prospiciente la piazza, l’agorà.

La scoperta è straordinaria perché conferma l’ubicazione di Abakainon, città di origini antichissime citata da Diodoro Siculo.

Il prossimo 6 aprile, dalle 9,30, nella sala conferenze dell’Hotel Rosa dei Venti, nella frazione di Campogrande che guarda alle isole Eolie, saranno presentati dagli archeologi gli esiti degli scavi condotti in Contrada Piano. Presenti, tra gli altri, gli assessori regionali ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, e al Turismo Sport e Spettacolo, Elvira Amata, oltreché il sindaco, Michele Lemmo, e la soprintendente ai Beni Culturali di Messina, Mirella Vinci.

Dimenticata per secoli, cancellata dalla storia e dalle mappe e ridotta ad agglomerati di case sparse, la greca Abakainon, Abacaenum per i romani, era una delle più importanti città della Sicilia.

Votata all’agricoltura e perfettamente inserita nei traffici commerciali del tempo, governava su un territorio molto vasto che andava dal mar Tirreno sino alle pendici dell’Etna.

Florida e sostenuta da divinità benevole, decise di coniare monete, di cui splendidi esemplari si trovano perfino al British Museum di Londra, oltreché al Museo “Santi Furnari” nel centro del paese, che per i suoi ori è considerato una vera e propria gioielleria dell’antichità.

Fu il suo essere alleata di Cartagine e, poi, tra gli infedeli sudditi di Roma a decretarne la distruzione e la scomparsa. Così si riteneva fino a tempi recenti. Tuttavia, il rinvenimento di monete nei recenti scavi sembrerebbe riscriverne la storia.

Sin dalla seconda metà del secolo scorso, ipotesi accreditate cominciarono ad esserci sulla sua effettiva collocazione in territorio tripense e, soprattutto, sulla sua estensione e grandezza.

Le campagne di scavo promosse dall’attuale amministrazione comunale hanno confermato inconfutabilmente la presenza di una città grande e ricca.

A Tripi il sindaco Michele Lemmo, al suo secondo mandato, non nasconde entusiasmo, mentre incoraggia progetti di nuove attività d’impresa sostenibili sul territorio e spera fortemente in un ripopolamento dell’antico borgo medievale sormontato dal suo castello. Per questa ragione il tema dell’incontro del 6 aprile sarà anche “il partenariato nel PNRR Cultura, strumento di crescita per il territorio”: progetti che realizzano l’abbattimento di barriere fisiche e cognitive dei Musei e interventi tesi ad una maggiore attrattività del borgo. I Beni culturali sono visti come patrimonio da fruire e quindi come opportunità di sviluppo turistico.

L’emigrazione verso le Americhe e il nord Europa ha cancellato dall’anagrafe migliaia di cittadini. La scuola per un periodo ha rischiato di chiudere i battenti per sempre, per effetto di un crollo delle nascite. Oggi, invece, pochi intraprendenti giovani hanno deciso di investire su piccole attività ricettive o di ristorazione e su prodotti naturali e di qualità quali miele, marmellate, insaccati, e prodotti caseari della tradizione gastronomica locale.

Infatti c’è chi ha scommesso sulla ristorazione genuina e di qualità, chi coltiva la passione per i salumi di scrofa abacena, simbolo dell’antica Abakainon, che è frutto di un incrocio col suino nero dei Nebrodi, dalle carni tenere e meno grasse, o per il lardo di suino nero e per la porchetta, oppure, ancora, per il formaggio maiorchino di origini antichissime e in attesa del DOP. C’è chi vanta la squisitezza delle storiche “cuddure”, saporite e friabilissime, biscotti che alle estremità riportano la forma di capitello ionico o di spirali, sicuramente riconducibili ad antichissima tradizione, realizzati con 13 uova per ogni chilo di farina. Tutto è ricondotto al marchio originale e unitario “Terre di Abakainon”.

Un fatto è certo: a Tripi tutto si identifica con Abakainon, dal trionfale ingresso al paesino, contornato da ceramiche e scrosci d’acqua, al bar del centro storico, luogo di ritrovo del borgo, fino al rituale simposio, che si organizza in estate.

Dal castello, che racconta più epoche, tra storia e leggende, si gode una vista mozzafiato sulle Isole Eolie. Ma è la conformazione urbanistica, disseminata per le frazioni di Casale, San Cono e Campogrande, che ricorda di più la città antica, che viene ricostruita dagli archeologi, a corredo del maestoso centro urbano, come un insieme di villaggi sparsi tra i monti, i fiumi e il mare.

Sin dai primi scavi della necropoli monumentale di età tardo-classica ed ellenistica di contrada Cardusa, la meglio conservata che si conosca in Sicilia, i tripensi sanno di questo passato remoto prospero e fiero.

Monili d’oro e ornamenti raffinati testimoniano la ricercatezza degli antichi abitanti nel museo, ora in fase di rifunzionalizzazione, che può essere scambiato per una gioielleria che ha più di due millenni.

Oggi, che è stata decretata l’indizione del referendum per cambiare la denominazione della cittadina in Tripi-Abakainon, a suggello di questa identità ritrovata, il borgo vive l’irripetibile occasione di rilanciare definitivamente lo sviluppo sociale, economico e culturale.


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