Saranno risarciti dal ministero della Salute i familiari di una donna di San Biagio Platani morta a solo 46 anni il 12 gennaio del 2018 a causa di un’epatopatia cronica provocata dalle trasfusioni.
La donna dall’età di 7 anni sin dal 1978 era stata sottoposta a trasfusioni. Dopo un anno le era stata diagnosticata un’epatite virale acuta. Da allora era stata più volte ricoverata.
La commissione medica ospedaliera preposta all’accertamento riteneva che non sussistessero i presupposti per il riconoscimento dei benefici richiesti così anche il ministero. I familiari assistiti dagli avvocati Girolamo Rubino e Daniele Piazza proponevano un ricorso amministrativo al Ministero della Salute chiedendo l’annullamento del provvedimento con cui erano stati negati i benefici richiesti ed il conseguente riconoscimento dell’assegno reversibile per 15 anni.
Nel ricorso era prodotta una corposa documentazione sanitaria. Con decreto dirigenziale il Ministero della Salute, preso atto della documentazione e del parere reso dalla commissione medica ospedaliera di Messina ha accolto il ricorso proposto, riconoscendo i benefici richiesti.
“Deve ritenersi sussistente la responsabilità colposa dell’amministrazione statale, anche per casi di epatite C, già dalla fine degli anni Sessanta, per non avere adottato le misure idonee a prevenire ed impedire la trasmissione di malattie mediante il sangue infetto”. Lo ha affermato nel luglio scorso il tribunale di Caltanissetta che ha condannato il ministero della Salute a risarcire 400mila euro alla moglie e al figlio di un uomo deceduto per i postumi di un’epatite post-trasfusionale.
I giudici hanno anche ribadito il principio per cui “la prescrizione per i danni subiti ‘iure proprio’ dai familiari del defunto per i danni non patrimoniali derivanti dalla morte di quest’ultimo è soggetta al termine decennale, e non quinquennale’.
Il caso riguarda un uomo che, a seguito di trasfusioni di sangue infetto praticategli nel 1974, è risultato successivamente affetto da epatite C e che, aggravatasi in cirrosa epatica, lo conduceva a morte nel 2009. Nel 2017 la moglie e il figlio, assistiti dall’avvocato Silvio Vignera, hanno chiesto ministero della Salute il risarcimento per la grave perdita del congiunto. Il legale ha presentato richiesta di giudizio davanti al tribunale di Caltanissetta che ha condannato il ministero della Salute a risarcire gli eredi della vittima col pagamento di 400.000 euro.