“Deve ritenersi sussistente la responsabilità colposa dell’amministrazione statale, anche per casi di epatite C, già dalla fine degli anni Sessanta, per non avere adottato le misure idonee a prevenire ed impedire la trasmissione di malattie mediante il sangue infetto”. Lo afferma il tribunale di Caltanissetta che ha condannato il ministero della Salute a risarcire 400mila euro alla moglie e al figlio di un uomo deceduto per i postumi di un’epatite post-trasfusionale.
Prescrizione decennale e non quinquennale
I giudici hanno anche ribadito il principio per cui “la prescrizione per i danni subiti ‘iure proprio’ dai familiari del defunto per i danni non patrimoniali derivanti dalla morte di quest’ultimo è soggetta al termine decennale, e non quinquennale’.
Il caso
Il caso riguarda un uomo che, a seguito di trasfusioni di sangue infetto praticategli nel 1974, è risultato successivamente affetto da epatite C e che, aggravatasi in cirrosa epatica, lo conduceva a morte nel 2009. Nel 2017 la moglie e il figlio, assistiti dall’avvocato Silvio Vignera, hanno chiesto ministero della Salute il risarcimento per la grave perdita del congiunto. Il legale ha presentato richiesta di giudizio davanti al tribunale di Caltanissetta che ha condannato il ministero della Salute a risarcire gli eredi della vittima col pagamento di 400.000 euro.
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