Un grave lutto ha colpito una famiglia di Agrigento dopo la morte di un neonato prematuro, avvenuta appena 24 ore dopo il parto all’ospedale San Giovanni di Dio. I genitori, distrutti dal dolore, hanno subito presentato una denuncia per accertare eventuali responsabilità mediche e fare chiarezza sulle circostanze del decesso.
Avviate le indagini
Le autorità competenti hanno immediatamente avviato un’indagine per ricostruire l’accaduto. I carabinieri hanno ascoltato le testimonianze dei genitori e acquisito la cartella clinica del bambino. Nel frattempo, su disposizione della magistratura, la salma e la placenta sono state sequestrate per consentire esami più approfonditi.
Secondo le prime informazioni, la gravidanza della madre non avrebbe presentato particolari complicazioni, un elemento che rende ancora più urgente fare luce sulle cause della tragedia. La Procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un fascicolo e sta procedendo con gli accertamenti del caso.
Disposta l’autopsia
Uno dei passaggi fondamentali dell’inchiesta sarà l’autopsia, che verrà eseguita nei prossimi giorni su incarico degli inquirenti. L’esame post-mortem sarà cruciale per stabilire le reali cause della morte e determinare se si sia trattato di un evento imprevedibile o se vi possano essere state eventuali negligenze mediche.
Bimbo prematuro con rarissima neoformazione in bocca operato con successo al policlinico di Catania
Un bambino nato prematuramente alla 31ª settimana di gestazione ha affrontato una difficile e complicata situazione medica che ha coinvolto una vasta équipe di medici specialisti tra Chirurgia Maxillo Facciale, Chirurgia Pediatrica, Neonatologia UTIN, Otorinolaringoiatria e Anestesia e Rianimazione.
Alla nascita, il neonato ha subito una grave insufficienza respiratoria, con difficoltà nell’intubazione a causa di una imponente massa rotonda di circa 8 centimetri, della grandezza di una pallina da tennis che ostruiva il cavo orale, in toto, arrivando a fuoriuscire dalla bocca, che ha pericolosamente rischiato di farlo soffocare. Questa condizione, rarissima, ha richiesto interventi tempestivi e la mobilitazione di diverse competenze mediche.
Il piccolo paziente, inizialmente trattato con una maschera laringea e trasferito d’urgenza da Enna al Policlinico “Rodolico” di Catania grazie al servizio STEN (Servizio di Trasporto Neonatale) del quale si era occupato il direttore dell’UTIN del San Marco, Marco Saporito, è arrivato in condizioni gravissime.
Grazie alla collaborazione tra medici otorini e medici anestesisti, è stato possibile intubarlo solo con l’ausilio di un fibroscopio, visto che la massa ostruiva completamente il cavo orale.
La situazione è rimasta critica per diversi giorni. Dopo una settimana, è stato necessario eseguire una tracheotomia per stabilizzare la respirazione del bambino, che è stato poi mantenuto in Neonatologia con ventilazione meccanica e nutrizione parenterale. A distanza di circa 14 giorni si è reso necessario il confezionamento di una gastrostomia chirurgica (Peg) ed una plastica antireflusso, per potere nutrire il piccolo paziente senza rischio di “polmonite ab ingestis”.
Le prime immagini radiologiche, tra cui TAC e risonanza magnetica, non riuscivano a fornire una diagnosi definitiva. Inizialmente, i medici ipotizzavano un linfoangioma, vista la componente vascolare predominante della massa. Tuttavia, nonostante le terapie per il linfoangioma, la massa continuava a crescere.
La svolta è arrivata con il risultato della biopsia che ha rivelato la presenza di un teratoma, tumore embrionario, uno dei pochi casi al mondo di questa grandezza e su un bambino di così piccole dimensioni.
A questo punto, l’équipe multidisciplinare, con la direttrice dell’UTIN, Pasqua Betta, il direttore della Chirurgia Maxillo-facciale, Alberto Bianchi con al fianco il chirurgo Salvatore Battaglia, il direttore dell’UOC di Chirurgia Pediatrica, Vincenzo Di Benedetto e la collaborazione della collega Maria Grazia Scuderi, il direttore di Otorinolaringoiatria, Ignazio La Mantia, insieme ai colleghi Roberto Lavina, Salvatore Cocuzza e Antonio Bonanno, e, con il supporto di Rita Scalisi dell’UOC di Anestesia e Rianimazione I, ha deciso di intervenire chirurgicamente per rimuovere la massa, riducendola in volume prima dell’intervento
L’intervento eseguito nello specifico dai chirurghi maxillo facciali, ha portato alla scoperta che la massa era originata dalle tonsille di destra e, durante l’operazione, è emersa anche una malformazione del palato, una palatoschisi vale a dire un’apertura nel palato per la quale è previsto un ulteriore intervento a fine anno con gli stessi chirurghi.
Nei giorni successivi all’operazione, una volta che il bimbo è stato stabilizzato, sono iniziati i trattamenti di logopedia, fisioterapia e test di deglutizione, tutti assicurati dalle competenze professionali interne al presidio.
Il piccolo paziente ha reagito bene alle cure amorevoli del personale dell’Utin tanto da essere cresciuto in maniera soddisfacente nel corso degli ultimi due mesi, situazione che ha portato alla riconsegna del piccolo ai genitori, felici per i progressi compiuti dal loro bambino.






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