Giusi Patti Holmes
Sono Giusi Patti Holmes, giornalista, scrittrice e, soprattutto, un affollato condominio di donne, bizzarre e diversissime tra loro, che mi coabitano. Il mio motto è: "Amunì, seguitemi".
Njeem Osama Almasri Habish, meglio conosciuto come Almasri, è il torturatore e violentatore libico che, tra il 19 e il 21 gennaio 2025, viene arrestato a Torino dalla Polizia italiana all’uscita dello stadio, dopo aver visto la partita della Juventus, per essere rilasciato subito dopo e accompagnato in Patria con un aereo di Stato. Questa decisione, già di per sé scandalosa, lo diventa ancora di più alla luce del mandato di arresto spiccato contro di lui dalla Corte penale internazionale, con una maggioranza di due giudici a uno, per crimini di guerra e contro l’umanità commessi, a partire dal febbraio 2011, nella prigione di Mittiga, vicino a Tripoli.
I ministri Piantedosi e Nordio, nelle loro memorie difensive, durante il question time alla Camera e al Senato, sostennero, prima, di aver preso questa decisione per la sicurezza nazionale e, poi, per la paura di possibili ritorsioni della Libia contro gli interessi italiani. Non contento di queste risibili giustificazioni, il ministro della Giustizia aggiunse che il mandato d’arresto era arrivato senza la traduzione in italiano e che lui aveva dovuto inizialmente leggerlo in inglese. Risulta, invece, che tra i documenti inviati dalla CPI (Corte penale internazionale) al Governo italiano ci fosse una traduzione di cortesia in italiano.
Passano 10 mesi e, il 5 novembre scorso, Almasri viene arrestato dalla Procura generale libica per atti di tortura, trattamenti crudeli e degradanti. E il ministro Piantedosi cosa fa? Invece di dimettersi, o chiudersi a casa per la vergogna di aver liberato un pericoloso ricercato che, secondo i documenti dell’Aja, avrebbe ucciso 34 persone e violentato un bambino, commenta la notizia con grande spocchia, dicendo: “Quanto successo conferma che non facemmo male a riconsegnarlo alle autorità di quel Paese che, nella circostanza, sta manifestando una maturità maggiore di tanti soloni che stanno sproloquiando sull’argomento. Dovrebbe chiedere scusa al governo chi, per malafede o più probabilmente per scarsa conoscenza dei fatti e degli atti, aveva sostenuto che avevamo rimpatriato un soggetto pericoloso per assicurargli impunità”.
Almasri è stato arrestato dalla polizia libica e noi dobbiamo sentirci dire che, a gennaio, il ministro lo ha liberato affinché fosse preso dalle forze dell’ordine libiche? Allora, caro Piantedosi, ci dica perché non lo avete consegnato, appena sceso dall’aereo, a chi di dovere piuttosto che a una folla esultante e inneggiante, quasi fosse un eroe nazionale, tra urla, canti e sfottò agli italiani in dialetto libico: “Uh uh al talian”, “Uh uh, gli italiani”, per averlo riportato da ” libero* cittadino. Ma ci considera davvero così boccaloni?
Chi può dimenticare i video circolati sui media e sui social col torturatore, assassino e violentatore che sorride, soddisfatto, sotto le scalette dell’aereo, con la bandiera italiana bene in vista? In siciliano, di chi pesta merdoni su merdoni, si dice: “Ogni malafiura ci pari onuri”.
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