Giusi Patti Holmes

Sono Giusi Patti Holmes, giornalista, scrittrice e, soprattutto, un affollato condominio di donne, bizzarre e diversissime tra loro, che mi coabitano. Il mio motto è: "Amunì, seguitemi".

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Tante sono le guerre, tanti i conflitti che affliggono il mondo, ma c’è una battaglia che vede come vittime noi donne. Nel 2025, non ancora terminato, ne sono state uccise più di 50 per mano di maschi in grado di accoltellare, sparare, dare fuoco e spingere da un balcone. Dopo gli efferati femminicidi di Luciana, il 22 ottobre, di Pamela, il 15 ottobre, di Cleria, il 9 ottobre, ho deciso che oggi era il momento di scrivere un articolo sul fenomeno putrescente e infettante che continua a fare strage di donne.

Voglio iniziare col dire che questa non è una lotta che vede femmine contro maschi, ma donne e uomini contro mostri, che fanno parte del nostro quotidiano, vampiri succhiasangue che rubano l’anima e il corpo, minano le certezze, trasformano il cielo, da sempre più blu, in costantemente plumbeo, il sole in un buco nero, il mare della tranquillità in furiose onde di dolore in cui annaspare e annegare.

L’odore della paura

Non tutte, per fortuna, abbiamo sentito l’odore della paura sulla pelle, la mancanza di respiro, il panico che paralizza, la morte che fissa e ruba la vita. Tutte, però, possiamo immedesimarci nelle donne maltrattate e uccise perché, ricordiamolo sempre, non si nasce predestinate a essere bersagli di violenza e vittime di femminicidio, ma lo si può diventare a causa di amori che appaiono sani, ma si rivelano malati; di principi azzurri, in realtà neri, divorati dall’oscurità pronta ad inghiottire anche noi; di occhi pieni di sole in cui si possono intravedere cumuli di nembi scuri; di manipolatori che, da esseri affettuosi e pieni di attenzioni, rivelano, d’un tratto, la loro malvagia natura.

Purtroppo non esiste un vaccino contro gli incontri sbagliati, gli amori nocivi, i narcisisti patologici, che hanno un buco da nutrire al posto del cuore e, quindi, bisogna fare attenzione, non fermarsi al testo, ma scavare nel sottotesto.

Margaret Atwood

La scrittrice canadese Margaret Atwood ha riassunto così i rapporti tra i sessi: “Gli uomini hanno paura che le donne ridano di loro. Le donne hanno paura che gli uomini le uccidano”. Se del primo punto sconosciamo le statistiche, del secondo, purtroppo, ne siamo così informati da poter dire che si tratta di una paura più che fondata. Il femminicidio, ahinoi, è l’unica cosa democratica esistente perché a essere uccise sono italiane e straniere, del nord, del centro, del sud e delle isole, ex mogli, ex compagne, ex fidanzate, donne desiderate, ma mai avute, ammutolite e inerti per paura o che si fanno coraggio e denunciano per la stessa paura, in entrambi i casi per proteggere i figli, rassicurare genitori, sorelle e fratelli.

Diffidate da chi vuole trasformarvi

Ci sono uomini, una minoranza per fortuna, a cui non piace come siamo, ma come diventeremo: da bionda a rossa, il capello da corto a lungo, insomma non avremo altro stylist al di fuori di lui e guai a contraddirlo; ma a noi andrà bene così perché è a lui che vogliamo piacere. Pian piano deciderà di cambiare anche le nostre passioni, di spegnere il nostro sorriso, di allontanarci dai nostri amici e, soprattutto, dalla famiglia. Avrà fatto terra bruciata intorno, avrà demolito il nostro mondo e noi. Avremo subito una violenza subdola, perché non lascia lividi, non fa rumore, ma fa male, molto male perché riduce a ombre che devono vivere, venerandolo. 

Chi ama non ci fa sentire inadeguate. Chi ama non vuole cambiarci. Chi ama ci vuole felici. Chi ama ci lascia i nostri spazi. Salviamoci e non cerchiamo di salvare chi non chiede salvezza.

Barbablù, dalle fiabe alla realtà

Questi Barbablu del nostro tempo, non vivono in castelli, non hanno una stanza segreta, chiusa a chiave, in cui collezionare, in teche trasparenti, le ex imbalsamate. Il luogo inaccessibile di questa fiaba horror è, nella realtà, il loro cuore indurito, come granito inscalfibile, che non batterà mai per nessuna. 

Noi donne cosa chiediamo? 

Chiediamo di restare vive anche se una storia finisce, anche quando non è mai cominciata, anche quando è durata l’arco di una notte, anche quando c’è voluta una intera vita per estirpare la gramigna. Chiediamo l’educazione sentimentale e sessuale nelle scuole. Pretendiamo che si insegni alle nuove generazioni che l’amore non si può pretendere, che il rifiuto va rispettato, che se una donna dice no è no e se è ubriaca la si accompagna a casa e non si abusa di lei. Vogliamo poterci fidare dell’uomo che abbiamo o avremo accanto e abbandonarci tra le sue braccia. Noi donne vogliamo l’amore e non la morte.

15 ottobre 2025

In Italia l’educazione sessuo-sentimentale a scuola, sollecitata da opposizioni, associazioni e, secondo molti sondaggi, dagli stessi studenti, è tornata al centro del dibattito e delle polemiche il 15 ottobre 2025 quando, proprio nel giorno in cui veniva barbaramente uccisa, dal suo ex, Pamela Genini, la Commissione Cultura della Camera approvava un emendamento al Ddl Valditara, sul consenso informato, a prima firma della deputata leghista Giorgia Latini, che ha esteso il divieto di affrontare tematiche sessuali anche alle scuole medie, mentre in precedenza si limitava alla scuola dell’infanzia e alla primaria. 

Gli studenti delle superiori, invece, potranno ricevere l’insegnamento solo previo consenso delle famiglie, che dovranno conoscere contenuti,  materiale didattico e le competenze dei relatori. Ma a guidare i ragazzi non saranno attori e attrici porno, ma psicologi, medici, biologi e docenti formati. Solo nella nostra provinciale Italietta potevano aprirsi scenari così anacronistici, oscurantisti e fuori dal tempo. 

In Svezia l’educazione sessuale è diventata materia obbligatoria nel 1955, in Germania nel 1968, in Danimarca, Finlandia e Austria nel 1970, in Francia nel 1998 e in Irlanda nel 2003. Probabilmente per il ministro Valditara, e per la leghista Latini, la sessualità è qualcosa di indecente, sconcio e immorale di cui non parlare, un tabù da tacere, e non uno stadio naturale della crescita da affrontare con la serietà che la scuola assicura. Soltanto chi conosce può prevenire e soltanto chi chiama le cose col proprio nome riesce ad affrontarle: ecco perché l’educazione sessuo-affettiva è sempre più necessaria. 

Signal for Help e 1522

Siamo tutte Luciana, Pamela, Cleria, Aurora, Giulia, Elisabetta, Veronica, Cinzia, Tina, Tiziana, Ilaria, Sara e tantissime altre, troppe: un numero esponenziale che non fa che crescere. Proprio per aiutare e aiutarci, fondamentale è il “Signal for Help”: il pollice della mano piegato, quattro dita in alto e poi chiuse a pugno; messaggio che, lanciato durante la pandemia dall’associazione Canadian Women’s Foundation, vale come urgente richiesta d’aiuto che tutti dobbiamo saper riconoscere e replicare se ce ne fosse bisogno. Il numero da scolpire nella mente è, invece, l’1522 da chiamare al primo sentore, per non sentirsi sole e indifese.

Vi lascio con le strofe di strazianti canzoni che affrontano il tema femminicidio da vari punti di vista.

Carmen Consoli – La signora del quinto piano“

La signora del quinto piano fu ritrovata murata nel bagno / Quella lettera di un anno prima la prova schiacciante lasciata in questura / Lei scriveva con precisione il rituale di sepoltura / Ma non vi era alcuna ragione di avere paura, di avere paura”.

Mia Martini – Donna

“Donne piccole e violentate / Molte quelle delle borgate / Ma quegli uomini sono duri / Quelli godono come muli / Donna come l’acqua di mare / Chi si bagna vuole anche il sole / Chi la vuole per una notte / C’è chi invece la prende a botte”.

Brunori Sas – Colpo di pistola

“Io non la tenevo prigioniera / La incatenavo solo verso sera / Per stare un po’ con lei, per stare stretto a lei / Perché l’amore, l’amore è un colpo di pistola / L’amore, l’amore è un pugno sulla schiena / È uno schiaffo per cena / L’amore ti tocca appena“.

Sergio Endrigo – Via Broletto 34

“Se passate da via Broletto al numero 34 / Potete anche gridare, fare quello che vi pare / L’amore mio non si sveglierà / Ora dorme e sul suo bel viso c’è l’ombra di un sorriso / Ma proprio sotto il cuore c’è un forellino rosso / Rosso come un fiore / Sono stato io“.

Levante – Gesù Cristo sono io

“Gesù Cristo sono io tutte le volte che mi hai messo in croce / Tutte le volte che «Sei la regina» e sulla testa solo tante spine / Gesù cristo sono io per le menzogne che ti ho perdonato / E le preghiere fuori dalla porta / Per il mio sacro tempio abbandonato“.

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