Walter Giannò
Smonto narrazioni, rovescio retoriche, salto a piè pari la censura del buonismo. Scrivo quello che altri evitano di pensare.
C’è un altro posto nel mondo in cui si muore ogni giorno a causa di uno Stato invasore: l’Ucraina. Solo ieri un attacco con droni del Cremlino ha colpito una stazione ferroviaria, danneggiando un treno passeggeri e provocando decine di feriti civili. Nella notte, poi, la Russia ha lanciato oltre 50 missili e 500 droni, uccidendo cinque persone. La tensione è salita anche in Polonia, Paese membro della NATO, dove i caccia si sono alzati in volo per garantire la sicurezza aerea. Tra le città più colpite figura Leopoli, al confine con i polacchi, quindi con il territorio dell’Alleanza Atlantica.
I numeri della guerra: oltre 350.000 vittime
Secondo i dati aggiornati e diffusi dalle Nazioni Unite, dal 24 febbraio 2022 al 31 agosto 2025 il conflitto in Ucraina ha causato 14.116 morti e 36.481 feriti tra i civili. Le perdite militari sono impressionanti: oltre 250.000 soldati morti tra le file russe e dei loro alleati (inclusa la Corea del Nord), e tra 60.000 e 100.000 tra quelle ucraine.
Il CSIS (Center for Strategic and International Studies) stima che nel 2025 le perdite giornaliere medie dell’esercito russo siano di 1.000 uomini al giorno, un dato cinque volte superiore rispetto alle perdite sovietiche della Seconda guerra mondiale. Inoltre, secondo il progetto UALosses, aggiornato a febbraio 2025, le vittime ucraine sarebbero 77.000, con 63.000 dispersi (in gran parte militari). In sintesi, le vittime complessive del conflitto non sono inferiori a 350.000 persone.
Lo sciopero per Gaza e il silenzio sull’Ucraina
Maurizio Landini, segretario generale della CGIL (che da tempo usa il sindacato come un partito), ha proclamato uno sciopero generale per solidarietà con Gaza. L’obiettivo, ha spiegato, è “fermare il genocidio”, riaffermare “il diritto del popolo palestinese a vivere in pace” e “rompere il silenzio” sul conflitto in Medio Oriente.
Tuttavia, viene spontanea una domanda: perché lo stesso impegno non vale per l’Ucraina? Perché due pesi e due misure? Forse perché la guerra a Gaza è più ideologica, capace di mobilitare consensi in una certa parte politica? O forse perché, storicamente, la causa palestinese ha sempre avuto maggiore eco nella sinistra italiana rispetto ad altre crisi internazionali?
Il principio di coerenza
La coerenza dovrebbe essere la base di ogni azione sindacale e politica. Anche in Ucraina c’è un popolo che ha diritto a vivere in pace, a scegliere il proprio governo e a decidere i trattati da firmare, senza ingerenze straniere. Non è forse questo uno dei principi fondamentali della Costituzione italiana, tanto citata da Landini nei suoi comizi?
Mettiamo da parte ogni forma di ipocrisia: oggi esistono guerre di Serie A e guerre di Serie B. E poco importa se quella in Ucraina si combatte a poche ore di volo dall’Italia e contiene tutti gli elementi di una possibile escalation capace di coinvolgere direttamente anche il nostro Paese…
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